Forum per scrittori: La vetrina dello scrittore esordiente

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Askar
view post Posted on 13/4/2024, 09:19 by: Askar     +1   -1
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Il Cavaliere Nero

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Temo che tu mi stia confondendo con quelli che io chiamo "talebani della narratologia". Io detesto i corsi di scrittura creativa perché in novantanove casi su cento servono soltanto a indottrinare gli aspiranti autori. Il mio non è un assolutismo, è un dato di fatto riscontrabile nella realtà... tutti a livello conscio o inconscio subiamo delle influenze dal mondo esterno, è psicologia. Quanto al chiedere chi ha cominciato influenzando chi, è una domanda oziosa che lascia il tempo che trova, è come chiedersi se sia nato prima l'uovo o la gallina. Ti sfugge forse il fatto che ci si influenza a vicenda anche tra autori contemporanei e non si si viene influenzati soltanto da autori del passato. Mi vengono in mente per esempio Lovecraft e la sua cerchia (Clark Ashton Smith, Robert Bloch, ecc.), oppure gli Inklings di cui facevano parte Tolkien e Lewis.
Il farsi influenzare non preclude la nascita di una propria autorialità, ma è propedeutica a tale scopo. Quello che è importante è la rielaborazione successiva, perché anche quando scrivevo i miei romanzi fantasy giovanili e si potevano riscontrare nel mio stile acerbo elementi di Terry Brooks, di King e persino di Lovecraft, il tutto era però un "mischione" inequivocabilmente mio. C'era roba presa da Berserk di Miura e persino da alcuni videogiochi...
Quanto alla paura di riproporre qualcosa di già visto, è un timore infondato, perché qualsiasi arte "parla" per archetipi, perciò ci sarà sempre qualcosa di già visto o già sentito, echi di concetti già espressi o forme espressive già esplorate. Ciò che è importante, come dicevo prima, è rielaborarle dando loro un tocco personale e unico che deriva dalla nostra personalità e dal nostro vissuto. Però è impossibile farlo senza conoscere un minimo di ciò che è stato già fatto e soprattutto di leggere lavori altrui e sviluppare il proprio stile e la propria autorialità.
E non ho mai nemmeno detto che tutti debbano seguire determinati criteri... figurati che io giro a largo da chiunque sostenga che per essere autori professionisti sia obbligatorio studiare narratologia. Per me è una gran cazzata. E per quanto mi riguarda, ciò vale anche per l'affrontare i generi. Hai portato l'esempio del fantasy... Martin ha una sua idea di come presentare la magia e gli elementi sovrannaturali che lui spaccia come una sorta di legge perché è un tolkeniano. Io ritengo che ogni storia fantasy debba strutturarsi in un modo che sia congeniale all'autore, al mondo che va creando e all'eventuale messaggio che vuole trasmettere.
In breve, non sono mai stato per gli assolutismi (se mi conoscessi meglio lo sapresti), in quanto mi batto contro i talebani della narratologia e tutti coloro che venerano lo "show don't tell" come fosse un vitello d'oro. Ma ritengo anche che voler fare letteratura affermando di non volersi "contaminare", sia un po' come il voler guadare un fiume senza bagnarsi. Io riconosco tanto agli autori del passato quanto a quelli bravi contemporanei la loro giusta importanza, e ritengo mi siano utili per trovare la mia strada. Se non avessi letto tanto Terry Brooks, non avrei capito che il fantasy che volevo scrivere era l'opposto del suo. Quindi vedi che dopo un'iniziale influenza, ho finito per divergere e anzi trovarmi agli antipodi rispetto a lui. :D
Concludo dicendo che anche tu, quando dici che bisogna essere "il più originale possibile", stai adottando senza accorgertene un assolutismo tra quelli propagandati dai talebani della narratologia. Per me invece non è essenziale l'originalità del tema o della storia, quanto piuttosto l'autorialità che c'è dietro. Una di queste sedicenti scrittrici ha prodotto roba assolutamente ridicola proprio per inseguire questo concetto di "originalità a tutti i costi", creando una storia grottesca e ridicola. Sì, era originale, ma pessima nel complesso.
Lasciarsi influenzare non significa, "copiare ciò che è stato già fatto" o "essere ingabbiati in certe regole", significa assimilare qualcosa, rielaborarlo e poi scegliere se espellerlo oppure integrarlo nel proprio modo di scrivere. E questo si può fare solo leggendo gli altri, confrontandosi con chi scrive bene e con chi scrive male, in un processo di crescita personale che conduce alla maturità autoriale (processo lungo e forse senza nemmeno una vera fine). Lo scambio di idee è alla base della civiltà umana... se ci comportassimo tutti come degli atolli separati dall'oceano (per paura di "influenze esterne"), non ci sarebbero scambio, stimolo, crescita. E non potrà mai esserci cultura e men che mai letteratura. :)
 
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