CITAZIONE (BeeQueen0309 @ 13/4/2024, 10:49)
Bene o male le prime fasi dello stadio evolutivo di un individuo, l'ho studiato con Garden e simili nella pedagogia che alla fine è un percorso che dura tutta una vita ^^ Se l'avessi scritto prima in questi termini, evitando la parola 'impossibile' avrei capito subito cosa intendevi. Io non mi riferivo a questo, ma ad altro, però quella parola mi ha fatto capire tutt'altro ed ho risposto di conseguenza. In effetti mi sembra di capire che i pensieri collimano anche. A volte le parole sono così limitanti... Ricordo che da piccola volevo creare nuove parole, nuovi suoni e nuove lettere. Mi sono sempre sentita in qualche modo limitata, come se ci fosse molto di più rispetto a ciò che è stato già visto/scoperto/raccontato. Paradossalmente, questa mia sensazione, mi limita a sua volta.
A ogni modo io scrivo ciò che sento, provo, sogno, se malauguratamente noto delle similitudini decido se giocarmele o eliminare tutto, in genere cerco di stravolgerle senza perdere il lavoro completo.
Penso di aver capito il discorso generale. King parla nel suo saggio/autobiografia
On Writing anche della limitatezza delle parole, che restano comunque sempre indietro rispetto al reale significato che si vuole esprimere. E io aggiungerei che è sempre per un discorso di archetipi, ai quali anche il verbo deve sottostare. Per questo una delle mie convinzioni è che sia fondamentale essere il più precisi possibile nel descrivere qualcosa, per ridurre questa discrepanza tra la descrizione e il descritto.
Tutto sommato però non l'ho mai vissuta come una limitazione, anzi, paradossalmente è qualcosa che mi stimola: per come sono fatto, se c'è un limite qualunque, io cerco di farlo a pezzi. E nel caso della scrittura, il mezzo è l'acquisizione di un ampio vocabolario e di una potenza espressiva maggiore. Comunque King stesso ne
La Torre Nera, inventa delle parole tutte sue per descrivere concetti già noti, ma magari con delle connotazioni particolari legate alla sua storia. Per esempio "dinh", che è un termine che significa un po' "capo gruppo", "leader", ma si può vedere anche come una sorta di "guida" e persino di "padre spirituale" e "insegnante", una complessità e una varietà di significati che non si possono trovare tutti in un solo vocabolo inglese (o italiano se per questo). Si tratta di una delle mie opere preferite e ho sempre apprezzato questo aspetto.
Quanto alle similitudini, io le vivo al contrario...
Cioè, l'altro giorno ho ricevuto un commento su una delle mie ultime poesie e un amico mi ha detto che gli ha ricordato un po' una canzone di Renato Zero, un po' Pasolini. Per me onestamente è un grosso complimento l'accostamento con Pasolini, oppure quando mi hanno detto che un mio breve frammento di prosa sapeva molto di Ambrose Bierce. La chiave è proprio questa: ti ricorda, sembra, ma
non è. Questo sempre in virtù di quegli aspetti individuali che ci contraddistinguono, per fortuna. Diverso è quando certi sedicenti autori pubblicano narrativa di genere che scimmiotta di proposito gli autori famosi per vendere, come quando leggi in copertina: "Nella tradizione di..."
Secondo me c'è un'importante linea di demarcazione tra le due... per fortuna.
In un altro caso, quando ho partecipato al torneo IoScrittore tempo fa, ho ricevuto commenti diametralmente opposti sul primo capitolo del primo volume della mia trilogia dark fantasy: una lettrice ha scritto d'aver trovato il mondo da me creato molto originale, e che le aveva fatto pensare, con la vicenda della spia, allo spionaggio della Guerra Fredda. A me, scrivendolo, non era passato manco per l'anticamera del cervello.
L'altro commento era di un tizio che era presumibilmente un invidioso frustrato, che non era riuscito a trovare una sola cosa positiva nel mio lavoro e tutta la sua "critica" si riduceva a: è tutto cliché. Molto probabilmente senza nemmeno conoscere la differenza che passa tra topos e cliché. Nel mondo che ho creato convivono elementi di un tardissimo Medioevo (come le armi da fuoco e l'architettura gotica) ed elementi della cultura classica (divinità e templi greco-romani), quindi magari non avrò reinventato la ruota, ma ritengo che un minimo di originalità ce l'abbia. Di fantasy, in più di vent'anni, ne ho letto una marea e non ho mai letto di un mondo simile al mio, almeno questo c'è da dirlo.
Con la critica bisogna imparare a distinguere quella costruttiva e sensata da quella tendenziosa; accogliere la prima e rigettare la seconda. E in questo caso sì, non lasciarci influenzare dai pareri altrui, ma seguire la propria visione.
CITAZIONE (BeeQueen0309 @ 13/4/2024, 10:49)
Sto scrivendo una storia che ha un significato particolare per me e i nomi che ho scelto a oggi per i protagonisti sono Dante, Beatrice e Gemma, ma non mi sono ispirata o lasciata influenzare dalla loro storia, solo ho notato che i nomi potevano rendere di più il gioco della mia storia. Stando a quanto scritto mi sono quindi lasciata influenzare involontariamente (cosa che escludo perché molte storie che scrivo sono sogni fatti ancor prima di conoscere determinate dinamiche e che nel temo sono anche diventare realtà della mia vita, come fossero stati sogni premonitori) oppure ho solo sfruttato una casualità?
Potrei dirti che anche i sogni sono spesso frutto di esperienze fatte, oppure elementi del subconscio che vengono a galla durante il sonno e dei quali non sei consapevole razionalmente, magari. Ma a parte quello, io non sono uno che crede al caso.
Magari quel sogno o quell'esperienza le hai fatte proprio perché ne avevi bisogno per scrivere quella storia e quei personaggi. Comunque è una questione abbastanza fumosa sulla quale sorvolerei. Sempre per usare King come esempio, la critica lo accusò di aver compiuto una scelta semplicistica nel dare al condannato a morte de
Il Miglio Verde il nome di John Coffey. Lo aveva scelto solo perché le iniziali erano le stesse di non ricordo quale personaggio, che aveva alcune similitudini col suo. A volte c'è un ragionamento dietro, altre volte è più istintivo.
CITAZIONE (BeeQueen0309 @ 13/4/2024, 10:49)
Io temo solo che un giorno qualcuno leggendo mi levi la paternità dell'Opera facendo paragoni con cose già fatte, come se il mio lavoro diventasse nullo e fosse solo una copia di un altro. Non escludo il concetto di influenza nei termini sopra specificati, io stessa scrivo o in base a eventi accaduti nella mia realtà o nei miei sogni. Alla fine sempre influenza è. Però ci soffro se dal nulla mi dicono 'ha ma somiglia a questa opera' quando magari manco la conosco...
Perché effettivamente, e me lo chiedo sempre, quanto è sottile questa linea fra lo scrivere un qualcosa di pulito da influenze e lo scoprire che ci si può giocare volutamente senza che esse vi abbiano un reale legame?
Forse mi sono persa e non sono riuscita a spiegarmi ^^" Spero avrai pazienza. Difficilmente espongo i miei punti di vista e quindi non li so formulare. La scrittura per me è libertà, però sono consapevole che allo stesso tempo è limitante...
Sì, penso di aver capito anche qui, in linea generale. Anche a me talvolta è dispiaciuto scoprire che qualcuno aveva avuto una data idea prima di me, ma è inevitabile. Pensa magari a quanti sconosciuti hanno la tua stessa idea e non lo saprai mai perché la lasceranno in un cassetto per non pubblicarla mai.
Non posso dirti di sopprimere la tua spiccata sensibilità (che secondo me oggi è un pregio), ma occorre costruirsi un minimo di corazza, altrimenti alla critica - di sconosciuti o di esperti letterari - non si sopravvive.
Per rispondere alla tua ultima domanda, penso tu sia arrivata da sola al nocciolo: la seconda è possibile ed è ciò che bisogna perseguire, mentre scrivere in modo "totalmente pulito da influenze" non lo credo possibile, come dicevo sopra. Ci sarà sempre qualcosa che ricorda qualcos'altro, ma non è per forza detto che sia voluto. E anche qualora lo fosse, perchè preoccuparsene? Io per omaggiare Lovecraft ho scritto letteralmente un sequel di un suo romanzo, un racconto lungo che si svolge circa un secolo dopo il suo, ai giorni nostri. Ho perfino mescolato il mio stile al suo, ma era una cosa voluta e vado molto fiero di quel brano, che peraltro è molto piaciuto a tutti coloro che l'hanno letto. E la ciliegia sulla torta, è che tutti hanno ben percepito la mia mano dietro al brano, e che nonostante abbia mescolato il mio stile a quello di Lovecraft, si nota la differenza tra noi. Diciamo che è stato un esperimento che considero un successo.
Il mio consiglio, per quel che vale, è: stai più serena.
CITAZIONE (BeeQueen0309 @ 13/4/2024, 10:53)
Aggiungo solo una piccola nota. Una scrittrice abbastanza conosciuta, voleva usare un'idea di una mia amica dicendo che lei ne aveva il diritto perché non era una novità (non posso entrare nel dettaglio di ambo le parti, ma fidati, quell'idea è unica)... La mia amica la mise al suo posto dicendo che la sua era uno stravolgimento totale di una dottrina e che quindi nel suo genere non poteva copiargliela perché era una sua personale visione e si sarebbe ben notato il plagio effettivo dell'idea.
Probabilmente anche per questo io sono molto restia ai paragoni, a chi afferma che nulla si può inventare e via dicendo. E' come se si cercasse la scusa per copiare o impadronirsi di un'idea altrui. Diciamo che me ne hanno dette varie e molte le ho subite io, quindi metto la quinta e vado in panico ^^"
Come posso dire, so che nulla si può inventare o che in un certo senso, qualche piccola influenza c'è, ma a volte ho la sensazione che molti usino questi termini per giustificarsi e io quindi ci vado in toto contro (come ho scritto all'inizio) come un toro contro un mantello rosso.
Il plagio è un rischio che tutti gli artisti devono mettere in conto. Posso dire che per nostra fortuna in letteratura è molto meno diffuso rispetto alla musica, ma comunque esiste. Basti pensare alla Rowling, che ha letteralmente rubato l'idea per Harry Potter a un'altra autrice (e conosco chi la odia a morte per questo), semplicemente cambiando il nome del protagonista. E sappiamo quanti milioni ha fatto. Tra l'altro la considero una buona opera, ma sopravvalutata da far schifo, e credo Rick Riordan sia di gran lunga più bravo di lei come autore per ragazzi.
Comunque no, se qualcuno dice che non si può inventare nulla per giustificare pratiche del genere, è solo una merda senza immaginazione e senza autorialità. Non è che non si possa inventare nulla, è che anche qualora si inventi qualcosa, non suonerà mai come assolutamente nuovo e mai sentito, ecco tutto. La cosa più difficile da fare in assoluto in letteratura, è creare un nuovo genere letterario e/o essere avanguardisti, cosa in cui solo i geni riescono.
Mi viene in mente il premio Nobel Hemingway, che per l'epoca proponeva una prosa così realistica da scandalizzare, ma fu proprio per questo che divenne un grande e un'avanguardia. Ma non era il contenuto a essere rivoluzionario, ma il modo crudo e realistico in cui presentava la realtà dei personaggi di bassa levatura sociale, con tutta la loro volgarità e le loro consuetudini. Quindi è stata la sua autorialità a fare la differenza, più che le idee alla base delle sue storie.
Scusa il papiro, ma a volte tendo a dilungarmi.
Spero di essere comunque stato più chiaro nell'esporre il mio pensiero.