Forum per scrittori: La vetrina dello scrittore esordiente

Pensieri spettinati.

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mario cotrozzi
view post Posted on 5/8/2018, 10:28     +1   -1





Pensieri spettinati.
By Mcb
(Lettera di una figlia)



Torno a casa.


La mia casa…
erano mesi che aspettavo
questo momento.

Oggi torno
e vorrei che
questo incredibile autunno
mi aiutasse
a riappropriarmi
dei miei vent'anni.

L’auto sfreccia veloce,
supera fattorie,
macchine agricole,
cavalli in corsa libera
ed...eccola!
L'ho immaginata
e ricercata
nella mia memoria,
è la strada a destra!
Mio Dio, quanti ricordi!
Devo fermarmi.

Ho gli occhi gonfi
di lacrime.

Rientro nel mio mondo.

Oltre la collina c'è il
mio mare,
la mia casa
stagliata in quella
lunga striscia
di orizzonte
azzurro ed infinito.

Il mio mare,
luoghi e memorie perdute
negli anni bruciati
della mia gioventù.

Scendo,
mi batte il cuore
davanti al cortile
e a quel cancelletto di
legno scrostato.

Dietro c'è la mia casa,
chiudo gli occhi
che bruciano
e ritrovo i colori
del mio giardino.

Ora sono qui,
nella tua stanza
ed ho difficoltà a muovermi.

L'antica regina,
le principesse luminose
mi sono accanto sedute
vicino alla finestra
di questa casa semplice,
vuota e silenziosa.

Torno fuori,
non so star ferma!

Sapori e profumi
racchiusi nella memoria
assieme a te madre mia
e a quel vago odore
di speranze promesse,
desideri accennati
e sogni sorridenti
che in un attimo
riprendono vita.

Un usignolo si è posato
sulla mia spalla,
conosce la mia tristezza
e continua a cantare
contro ogni mia
testardaggine,
libero, felice di appoggiarsi
al vento
ingarbugliando ogni mia
consapevolezza.

Non riesco a comprendere
il suo canto
e cosa mi nasconde
quando tra i suoi occhi
vedo il buio.

Con la zampa si gratta
e sorrido vedendolo
spettinato,
soltanto così potevi dirmi
bentornata Lucia!

Oggi sono tornata da
te mamma!

Non mandarmi via!

***


(Questo video ha la sua storia ed ora ve la racconto, così potrete comprendere perché ho scritto questa poesia nata da un fatto accaduto veramente.
Una giovane maestra fascista lascia la sua casa e la sua famiglia perché contrari alla sua idea politica.
Passano gli anni e lei si rende conto di aver sbagliato tutto, ma quando viene a sapere che gli alleati stanno per sbarcare ad Anzio/Terracina, dov'é la sua casa, decide di tornare per vivere o morire con la sua famiglia.
Ha scritto un diario che verrà ritrovato in parte bruciato dopo il bombardamento navale e conservato da mani amiche.)


Pensieri spettinati



15 Dicembre 1943

Ho finito di darmi la zappa sui piedi; dopo aver sacrificato i migliori anni della mia vita e gli affetti più cari dedicandomi anima e corpo all'idea di un rinnovamento nella scuola, idea regolarmente boicottata per volontà politica, ho detto basta!

Amo insegnare, farei qualsiasi cosa pur di dare ai giovani una opportunità in più, ma non ci è stata concessa alcuna possibilità.
È nei giovani il futuro di una nazione e sono certa che pagheremo duramente questa miopia, ed ora la mia decisione è definitiva ed irrevocabile.

Se fossi certa di saper sorridere della mia situazione, senza arrabbiarmi, forse sarei anche capace di guardarmi nello specchio, ma ho paura di far male i miei calcoli e allora potrei finire per mettere le mani addosso a qualche politico imbecille!

Non mi arrabbio più, neppure quando capisco di aver perso tutte le battaglie. Le passate certezze, i grandi sogni...tutto svanito...ma comunque vadano le cose, non sono riusciti a demolire, nel ricordo, l'amore e il grande affetto per mia madre...

Fin da piccina sono stata per lei la sua principessa luminosa...ma poi crebbi, mi persi in sogni impossibili e mi allontanai emotivamente dai suoi insegnamenti. Non volli più essere la principessa luminosa, perdendo così la mia vera natura e la voglia di palesare i miei sentimenti. Ho sbagliato tutto! Che stupida, stupida, stupida sono stata a lasciar cadere nel nulla tutte le cose belle che avevo nel cuore. Ho lasciato scolorire la mia vita.
Oggi ho deciso, domani torno a casa!

17 Dicembre 1943

Sono partita da Roma ieri mattina prima dell'alba con il FIAT 621 di Vittorio, un compaesano che, rischiando l'osso del collo, due volte al mese percorre con il suo furgone il tratto Roma-Sabaudia-Roma per portare ortaggi e frutta alle due scuole di Monte Mario, una borgata di estrema periferica.

Con me c'erano altre cinque persone, tre uomini e due donne che non conosco, però mi hanno subito inquadrata come persona da tenere distante, senza nemmeno preoccuparsi di nascondere il loro odio.

Forse qualcuno di loro potrebbe conoscermi, le due donne mi sembra di averle viste davanti la scuola.
Beh...chi se ne frega! Non voglio nulla da nessuno…Vittorio, già un anno fa mi invitò a fare il viaggio con lui per tornare a casa quando la mamma cadde ammalata, ma il mio maledetto orgoglio e gli impegni con i ragazzi della mia scuola consumavano tutto il mio tempo, non lo dico per tentare di giustificarmi, ma quasi tutti quei ragazzi hanno storie difficili, noi li teniamo riuniti nella scuola insegnando loro l'abc della sopravvivenza, senza far mancare loro il calore umano di cui siamo capaci, tra l'altro non avrei saputo a chi lasciarli, ormai siamo rimaste in due maestre a prenderci cura di loro ed io non me la sono sentita di mollarli.

Però in questi giorni sono quasi tutti con le loro famiglie per le festività del Natale e allora ho deciso di fare questo viaggio, anche se con un imperdonabile ritardo.
Dunque figuriamoci se posso preoccuparmi di un viaggio da fare in compagnia di chi non mi ama!

Ad ogni modo tra noi non c'è stata nessuna comunicazione. Quel loro comportamento mi ha fatto sentire peggiore di quella che non sono mai stata e tutto perché indosso una divisa...Però le volte che siamo incappati in pattuglie tedesche, il mio lasciapassare è servito come garanzia anche per loro…temo che occorrerà ben più di un secolo per cancellare dai nostri cuori tutto l'odio accumulato.

Fa niente, è giusto così, sono stati commessi troppi errori e qualcuno deve pagare...si vede che merito il loro disprezzo!
Ormai non ho più nulla da difendere, la mamma se n'è andata 7 mesi fa sotto un bombardamento assieme alla zia Veronica e a me è rimasta solo la nostra casa disastrata...I miei ragazzi li ho salutati uno ad uno stringendoli forte al cuore...

Mi ha commosso il saluto del piccolo Luigi...si è tretto al mio collo piangendo sommessamente
- Maestra - ha sussurrato - non ti dimenticare di me...perché ti voglio tanto bene.
Poi è scappato via senza voltarsi.

21 Dicembre 1943

Ieri è stata un altra giornataccia, il viaggio è stato silenzioso ma non tranquillo, tra noi c'era un gelo che mi ha fatto male, ma ero consapevole di cosa mi spettasse.

Il problema più grave è stato quello di dover tenere continuamente il naso in aria per non finire sotto le mitragliere della caccia inglese e a volte cercando riparo nei cascinali che incontravamo per non dare troppo nell'occhio.
Durante la notte invece, arrancando a fatica nel buio rotto a tratti da una luna mai stata così splendente, è stato possibile proseguire facendo attenzione di non finire fuori strada nel superare fattorie abbandonate, macchine agricole distrutte, animali in libertà...
Spero di arrivare al bivio per la mia casa prima che faccia giorno.

Eccolo il bivio, lo riconosco, è come l'ho sempre visto nella mia memoria...è la strada a destra che piega verso il lago!
Mio Dio quanti ricordi!

Sono scesa dal furgone che era ancora buio, nessun saluto, nessun ciao...e mentre seguivo lo scoppiettante rumore del motore che si allontanava, mi batteva il cuore ed avevo gli occhi gonfi di lacrime.

Rientro nel mio mondo.

Prima di riprendere il viaggio Vittorio mi ha sconsigliato di attraversare il centro abitato, pare non sia prudente, chissà se c'è ancora qualcosa di sicuro in questa nostra Italia? Personalmente credo non ci sia rimasto nessuno...né amici né nemici. Il tanto sbandierato sbarco alleato avrà messo le ali ai piedi di eroi e codardi.

Mi avvio lungo la china della collinetta che sovrasta campi ormai incolti. Avanzo lentamente, quasi non volessi più raggiungere la nostra casa.
Ad occhi chiusi costeggiò il meleto, o quello che né è rimasto, lasciandomi guidare dal ricordo e quando li riapro mi appare lei, la casa, parzialmente distrutta, ma inzuppata nella luce di quest'alba piovigginosa.

Per un eterno istante ho la sensazione che sia rimpicciolita, ma nell'istante in cui i miei occhi si riempiono di lacrime ingigantisce assumendo l’aspetto reale.

Tremo talmente che mi è scivolata dalle mani la chiave di casa finendo nel fango...non importa, tanto non servirà, però mi emoziono e inizio a singhiozzare non appena sfioro con le mani il cancelletto di legno scrostato.

Finalmente, dopo otto anni sono di nuovo al cospetto di questa vecchia casa. Vorrei che Dio mi restituisse il coraggio di restar qui con lei…debbo pagare un vecchio debito...lei è stata mia madre per quasi tutta la vita, ed io l'ho abbandonata...non posso più nascondere queste emozioni...sono troppo care, troppo vere...mi è rimasta soltanto lei!

La scorsa notte ho sognato di vivere un ultimo giorno d’innocenza e d’ingenuità prima di morire e l’immagine era delle più intense ch’io abbia sognato in tutta la mia vita…
Ora più che mai desidero morire tra le sue mura.

In lontananza si odono le esplosioni dell'ennesimo bombardamento, forse su Anzio o forse su Napoli, qui siamo sulla linea Gustav e tremo come una scolaretta ad ogni scossone. Molto presto quegli aerei saranno di ritorno eforse passeranno di qui...sono mesi che aspetto questo momento…la resa dei conti!

Serro forte gli occhi che bruciano e ritrovo i colori del mio giardino.
Con il cuore che batte forte salgo i gradini della veranda, sfioro con le mani la porta e,
avvertendo un antico caldo brivido di piacere, accosto ad essa le labbra sussurrando
– Ti voglio bene!

Entro. L'interno giace squassato in una penombra silenziosa.
Lentamente accosto la porta poggiandovi le spalle e nel tentativo di frenare il pianto serro forte gli occhi aspirando l'aria per goderne i profumi frammisti.

Ho l'impressione di riconoscere l'odore del legno antico dei mobili, quello acre ed umido dei ceppi nel camino e mentre in quest'aria ferma riconosco il buon aroma della carne che cuoce sulla griglia, mi tornano tutti gli altri ricordi che ancora vivi aleggiano nella mia memoria.

Quando riapro gli occhi lascio che lo sguardo vaghi alla ricerca di quelle immagini mai dimenticate; l'immenso tavolo ora fracassato e spoglio dei fiori, la sontuosa scala con i suoi gradini rumorosi, i mobili scuri che sapevano di quiete, i miei dipinti, vanto della famiglia, allora capaci di rendermi una ragazza felice e più in la in un angolo accanto al camino, la cesta dei pisolini giornalieri del mio amato gatto "Nemo".
Una smisurata quantità di sensazioni dolorose esplodono in me dominando la ragione, mentre le deflagrazioni si avvicinano pericolosamente.

Salgo di sopra seguendo il percorso che facevo ogni mattina per evitare che gli scalini in legno scricchiolassero svegliando la famiglia.
Riassaporo fragranze racchiuse nella memoria assieme a quel vago profumo di speranze, desideri accennati e sogni sorridenti che in un attimo riprendono vita.

Dalla finestra, alla luce di quest'ultimo giorno, mi appare il meleto e oltre la forra il lago, tracciato da quella lunga striscia di orizzonte azzurro ed d'infinito che m'innamorava.
Tornano le travolgenti memorie perdute negli anni bruciati della mia passata gioventù per seguire un'immagine di vita che mi ha tradita...

Ora son qui, nella tua stanza mamma. Vedessi come l'hanno ridotta tutte quelle granate, ho difficoltà a respirare, l'emozione mi soffoca.
L'antica regina e la principessa luminosa sono ancora insieme tenendosi per mano, affacciate alla finestra di questa casa semplice, vuota e silenziosa.

Il rombo degli aerei si fa man mano più pesante, il cielo è solcato dai traccianti della risposta contraerea in un susseguirsi di esplosioni che mi terrorizzano!

Aiutami mamma, ti prego!
Tu sai cosa vuol dire vivere con quello che ho nel cuore.
Non ce la faccio più!
Non negarmi il tuo amore, salva la mia mente, non lasciare che si spenga senza il tuo perdono!
Mio Dio, se mi negassi il tuo amore dovrei dire addio a tutti i colori di questa nostra adorata terra, al nostro focolare ardente di ricordi, a tutte le persone buone, al seme da cui sboccerà un fiore, a tutti i miei ragazzi che non rivedrò più...e non so come potrei dire addio a te madre mia. Se mi lasci fuori del tuo cuore non saprei più dove riposare il capo e morirei sola!

Scossa da singhiozzi scivolo in ginocchio tra le macerie della stanza, raccolgo il volto tra le mani in un silenzioso e lungo pianto, come quando ti sentivo in una percezione silenziosa e mi giravo mentre passavi per non sfiorarti.

Ogni conversazione tra di noi era inutile, niente sorrisi accennati, lettere che mi servivano soltanto per dirti addio.
Dove sei mia gioventù? Quando procedevo senza incanto ed ero sempre silenziosa.
Ero testarda solo per farti rabbia, prendevo solo quel che mi piaceva.
Ero diversa e uguale a te. Diversa da ogni persona, ribelle e affamata di tutto quello che nascondeva la vita.
Guarda!?...In questo inferno un usignolo si è posato sul davanzale della finestra.
Oh mio Dio! Lui si ricorda di me? Riconosce la mia tristezza ma continua a cantare, libero di appoggiarsi al vento che ingarbuglia ogni mia consapevolezza. Non riesco più a comprendere il suo canto ma con la zampetta si gratta il capo...allora sorrido e piango rammentando quel tuo gesto.
Grazie mamma, ora sono certa di essermi ritrovata. Soltanto così potevi dirmi: bentornata a casa Lucia!

Sono tornata a te mamma! Non voglio più dirti addio, fa troppo male...non voglio più soffrire...

 
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view post Posted on 10/2/2019, 10:23     +1   -1
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