Forum per scrittori: La vetrina dello scrittore esordiente

Lungo i binari - 8

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view post Posted on 8/12/2017, 23:40     +1   -1
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Penna d'oro
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Solo la faccia affiorava dalla terra.
Sembrava un pesce morto che galleggia in un acquario, con il corpo capovolto che ogni tanto si affaccia fuori dall’acqua.
Il viso era pallido e gelido. La testa, dalle orecchie fino alla nuca, era ancora sepolta nel terreno, e dei capelli si vedeva solo l’attaccatura. Erano sporchi di terra. C’era terra anche sul resto del viso, una patina polverosa che si infilava nelle pieghe della morte. Il naso, dove era caduta la pala, era mozzato, e la cartilagine bianco sporco tagliava le narici.
«Gli occhi…» mormorai. Intorno a me, la sera pareva essere scesa all’improvviso, e io sentivo freddo alle ginocchia e alle braccia.
Tutto il viso era slavato e bianco; le guance sembravano segnate dall’età, la pelle scavata acuiva la prominenza del mento. Ma gli occhi erano spalancati e lucidi. Sembravano scavarti nella pelle come un verme e urlarti nel cuore la loro inquieta disperazione.
Nicola accorse subito. Guardò giù nella fossa, lasciò cadere per un attimo il mento e qualcosa nei suoi occhi si spense… poi tornò inespressivo, afferrò la sua pala e riprese a scavare.
«Cos’è?» chiese Marco con la voce piagnucolante. Si era allontanato dalla buca.
Nicola tacque, e anche io. Il gelo era un morbo che, dalle giunture, si stava espandendo nel resto del corpo. Il mio stomaco emetteva un gorgoglio stridulo.
«Ra… ragazzi» disse Marco. Deglutì, aprì di nuovo la bocca, poi decise di tacere. Le labbra serrate stavano diventando bianchicce.
Non so quanto durò. Ricordo il freddo, il pulsare nevrotico delle vene sulla fronte. Ricordo che Marco cominciò a singhiozzare e che dagli occhi di Nicola caddero due lacrime, che finirono sulle labbra di Samuele. Poi la nebbia fitta. Ci sarebbero voluti anni perché si dissolvesse del tutto.
Poi notai che Nicola aveva dissotterrato il resto del corpo. Presi un grosso respiro e questo schiarì la bruma, almeno per un po’. Poi lo guardai.
Non c’era sangue né lividi o tagli. La cosa prima mi stupì, poi mi instillò una goccia di angoscia nel petto. La maglietta era sporca di terra, mangiucchiata, ma asciutta, e lo stesso i pantaloni. La scarpa destra mancava, il calzino bianco era bucato in più punti. Feci scorrere il mio sguardo e quando guardai la mano destra le ginocchia mi cedettero.
Si muoveva. Mulinava a vuoto e sollevava qualche granello di polvere, ma quelli erano i colpi che, prima, ci stavano parlando. Ne ero sicuro. La pelle del dorso era rosicchiata fino alle nocche color avorio e…
E c’era un mare di vermi che galleggiavano nel reticolo di ossa della mano. Erano giallastri ed enormi, grossi quanto un mignolo, e strisciavano ed emettevano versi acuti da bocche come noccioli di ciliegia. Era una visione che dava la nausea, e il suono era anche peggio. Mi voltai, sentii una bile acida risalirmi per la gola, ma non vomitai. Solo due colpi di tosse bavosi sul terreno. Tornai a guardare. «Non sono veri» dissi ad alta voce.
Ma erano ancora lì. Uno era avvolto sulla poca carne rimanente del pollice. Stava rosicchiando, e mi pareva di sentire il rumore delle sue fauci che ruminavano. Poi capii: erano loro che facevano muovere la mano. La agitavano dall’interno.
Mi allontanai dalla fossa e lasciai trascorrere qualche minuto, cercando di scacciare le immagini che mi avevano infestato la mente. Mi convinsi che i vermi non erano reali. Troppo grandi e orrendi per esserlo: doveva essere qualche trasposizione dei miei incubi, un ologramma confuso nella nebbia dei miei pensieri. Però Samuele era lì sotto, forse morto da tempo, ma con gli occhi sbarrati e svegli… e questo non potei dimenticarlo.
«ȅ morto?» chiese Marco. Si era appena affacciato sulla fossa e le sue labbra tremavano.
Nicola girò la testa verso di lui. Da quando avevamo scoperto il corpo, era rimasto così, inginocchiato a terra, e il suo viso era impassibile e freddo. Solo due lacrime dagli occhi.
«Sì, stronzo» fece, alzandosi. Puntò verso Marco. «Ed è colpa tua. Ci aveva chiesto aiuto, e se tu non ci facevi perdere tempo ce l’avremmo fatta».
Forse sono i vermi, pensai io. Sono loro che ci hanno chiesto aiuto, perché hanno fatto muovere la mano. Non lo dissi: la lingua era una striscia di lana ruvida. E poi i vermi erano un’illusione, non dovevo farmi ingannare.
«Calv… Nicola… io non penso…» balbettò Marco. Era sbiancato.
«Non pensavi, non pensavi…» fece Nicola, la voce atona, continuando a camminare. Anche lui era cereo, ma attorno al naso aveva venuzze rosse e pulsanti. Quando furono vicini, Nicola fece partire un pugno verso la guancia di Marco. Lui si scansò e il pugno lo colpì di striscio alla tempia, ma cadde a terra… a pochi metri dalla fossa. Un urlo di terrore mi si strozzò in gola. Forse Nicola aveva ragione, ma non volevo che quei vermi – che non esistono – divorassero anche Marco.
Nicola si chinò su Marco e lo afferrò per i capelli. «Cazzo…» tirò verso di sé. «Di…» lo centrò con uno sputo in un occhio. «Infame!» urlò, e sbatté la sua testa contro il terreno. Poi si alzò. Marco era rimasto chinato a terra, piangente e con le mani a stringersi la testa.
«Nicola, guarda che…» cominciai io.
Mi fece segno di tacere con una mano. «Io vado». Montò in bicicletta e partì.
Dopo qualche secondo mi alzai e raggiunsi Marco. «Tutto a posto?»
Lui la smise di piangere e si tirò sulle ginocchia. Mi guardo per qualche attimo, gli occhi grandi e tremolanti, poi una nuova fitta di dolore dovette attraversargli la testa, perché cacciò un urlerò e si portò una mano dietro la nuca. «Ho un bernoccolo enorme» disse, tirando su col naso.
Io tastai sul retro della testa. C’era una leggera protuberanza, ma era passato poco tempo. Si sarebbe ingrandita velocemente. Almeno non sanguinava. «Ti riprenderai» dissi, forzando un sorriso. Sentii tutti i muscoli del viso tirare, come se non chiudessi gli occhi da giorni.
Anche lui accennò un sorriso, poi tornò a singhiozzare. «Non è colpa mia. Io non pensavo…»
«Non è colpa tua, non è colpa tua» gli dissi. Non ero convintissimo – avevamo sentito tutti quei colpi e ci eravamo convinti che Samuele ci stesse chiedendo aiuto, no? – ma per il momento non potevo dirgli altro.
Parve rassicurarsi, ma continuò a singhiozzare. Io gli misi una mano sulla spalla per confortarlo, lui sorrise di nuovo. Aveva terra sulle guance e io gliele pulii, anche se le lacrime avevano creato una sorta di fanghiglia. Mi sentivo a disagio. Eravamo amici, sì, ma così… il contatto fisico era roba da ragazze.
Dopo qualche minuto mi alzai. «Copriamolo. Potrebbe vederlo qualcuno stanotte, ed è meglio di no. Nicola sarà andato ad avvisare i carabinieri, domani lo troveranno loro».
Marco annuì, anche se fece una smorfia quando sentì il nome di Nicola.
«Non prendertela. Ha appena visto suo fratello morto…» Sicuro? È davvero morto? Non continuai la frase.
Mi avvicinai alla fossa e guardai. I vermi c’erano. Il sole stava tra tramontando e diffondeva luce rossastra, sotto la quale i vermi pulsavano, pronti a saltarmi in faccia se mi fossi avvicinato. Mi limitai a stendere un velo di pochi centimetri sul corpo e mi allontanai.
«Aspettami sulla strada» dissi a Marco. «Devo fare un bisogno».
Finsi di andare verso i cespugli secchi, ma quando lo vidi scomparire verso la strada tornai indietro e mi accucciai sulla terra che avevo appena rimesso a posto.
I colpi c’erano ancora.

Edited by Tommas02 - 10/12/2017, 14:03
 
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Conclusione apparentemente affrettata, lo si capisce anche dallo spropositato numero di refusi.
La conclusione non è molto coerente.
Nicola scopre il cadavere del fratello in quello stato e riesce a dare la colpa all'amico che ha perso tempo nello scavare nonostante lui stesso sia tornato sul posto dopo aver avuto per giorni il sospetto che il fratello fosse lì sotto.

Nelle ultime righe compare un "velo" dal nulla.

Nell'ultima frase non ho capito cosa fossero i "colpi".

Avevo parlato, nel precedente paragrafo, di un indizio. Mi riferivo al fatto che... qui inizia un possibile spoiler sulla trama
Nicola avesse una forza sovrumana. Ecco, mi ero costruito un finale in cui, dopo aver fatto scavare la fossa ai due amici ed essere riusciti a trovare il fratello morto, Nicola avrebbe stordito e seppelliti vivi anche loro. Il collegamento lo avevo fatto anche con il dubbio che avevi seminato sulla penultima lettera della parola decifrata che, anziché "salvatemi" doveva essere "salvatevi".
Se il finale fosse stato questo, ti avrei segnalato l'incoerenza con la parte iniziale del racconto, dato che a narrare è un uomo di quarant'anni e quindi sopravvissuto, anche se il finale di quella storia di gioventù sarebbe potuto essere stato a lieto fine.

Ok, finale un po' deludente ma forse, dal ritmo narrativo e dalla ricchezza delle scene precedenti, forse si erano create troppe aspettative.

Grazie per averlo condiviso e fammi un fischio se decidi di modificare il finale!


Edited by Corrado Allegro - 12/12/2017, 19:25
 
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Ma questo non è il finale! :D
Ho ancora in mente di scrivere uno o due capitoli, perché così effettivamente la vicenda non si conclude. Non avevo pensato a un finale che c'entrasse con la forza di Nicola, più che altro perché l'avevo intesa più come una forza disperata: sa che il fratello è sotto terra e ignora il dolore e la fatica pur di disseppellirlo.
Con "colpi" mi riferivo ai suoni che i ragazzi hanno sentito vicino ai binari, quelli del codice Morse, mentre con "velo" probabilmente ho usato un'espressione poco azzeccata io: intendevo semplicemente "strato".

Hai assolutamente ragione sull'incoerenza di Nicola, che prima perde giorni di tempo e poi accusa l'amico. I personaggi possono avere delle incoerenze, ma in questo caso è forzato, anche perché Nicola non avrebbe aspettato così tanto se avesse avuto il minimo dubbio che il fratello si trovasse sotto terra. Un altro motivo per cambiare all'inizio: ha scoperto il corpo il giorno stesso e non parecchi giorni prima. Grazie per la segnalazione :)

Edited by Tommas02 - 12/12/2017, 18:26
 
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view post Posted on 12/12/2017, 18:25     +1   -1
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Allora resto in attesa :) !
 
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view post Posted on 12/12/2017, 19:05     +1   -1
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Cerco anch'io qualche incoerenza, ma la lettrice puntigliosa (e oramai pure pedante :lol:) se ne rimane zitta :P
Anche a me era venuto il dubbio che fosse la fine, ma leggendo l'ultima riga ho intuito (o sperato) che non lo era... così aspetto il resto ;)
Concordo sul "velo", che in questo caso nell'immaginario del lettore prende la forma del classico lenzuolo bianco sul cadavere; dovresti specificare che si tratta di un velo di terra, forse sarebbe più rapido coprirlo con del fogliame... e ci sta che un ragazzino non pensi all'eventualità di animali pronti a divorare il cadavere scoperto, anche perché si immagina che sia stravolto da quella visione.
Grottesca e agghiacciante al punto giusto l'immagine della mano smossa dai vermi, che batte il Morse... sarà interessante vedere dove ci porterà, perciò sbrigati a scrivere! :D

P.S. @Corrado modifica il tuo primo intervento sotto questo capitolo per non far spoiler sul racconto -_- :lol:
 
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view post Posted on 12/12/2017, 19:26     +1   -1
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CITAZIONE (Terry Taylor @ 12/12/2017, 19:05) 
P.S. @Corrado modifica il tuo primo intervento sotto questo capitolo per non far spoiler sul racconto -_- :lol:

Grazie per il consiglio!
Fatto!
 
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view post Posted on 13/12/2017, 12:54     +1   +1   -1
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Non ho letto gli altri commenti, premetto.
Ma...
Letto d’un fiato, il mistero mi ha spronato davvero a continuare e l’affezione coi personaggi.
Bella l’atmosfera, lo vedo come un connubio tra Spielberg, e le sue ‘coming of age stories’ degli anni ottanta, e Poe, in cui l’orrore sta nella fisicalita’ della scoperta e in cio’ che evoca, piu’ nel mistero di eventi inspiegabili.
Continuo a pensare che in te il talento dello scrittore e’ innato ed evidente. Gli elementi di una storia originale, avincente e ben confezionat ci sono tutti e nel posto giusto: l’ arco narrativo e’ ben costruito, si vede sei andato a lezione ; le descrizioni sono convincenti, forse aggiungerei qualche dettaglio in piu’ sui luoghi, le osservazioni cadono a puntino, sostengono la trama e continuano a sorprendermi, data la tua eta’, i personaggi sono ben dettagliati e non faticano a portare il lettore con loro.
E’ evidente il tuo proprio stile, importante criterio per la srittura promettente: gli accostamenti originali di termini e il tuo modo vivido di descrivere dettagli fisici che contribuiscono all’atmosfera sinistra.
Credo sia una delle prime stesure, quindi ci vorrebbe un po’ di editing per alcuni typos, alcune frasi un po’ piu goffe o ripetitive, ma e’ roba minima che puoi fare tranquillamente tu dopo averlo lasciato marinare un po’.
Ometterei la spiegazione di cosa e’ il codice morse, abbastanza comune da aspettarsi che la magior parte dei lettori la conoscano, e forse introdurrei un po’ di spiegazione su come Nicola abbia scoperto il suono dal terreno.
Infine una nota tecnica: la suddivisione come l’hai fatta ha aiutato enormemente nella lettura. Bravo!
 
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view post Posted on 13/12/2017, 20:40     +1   +1   -1
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Io concordo su tutto quanto ha scritto Hama... tranne sulle spiegazioni del Morse :P
Era da un po' che anch'io volevo dirtelo, ma mi sono sempre distratta con le letture e i commenti; credo che tu non abbia più molto da invidiare agli scrittori famosi che pubblicano regolarmente best-seller :) potresti iniziare a pensare a una pubblicazione, che sia con il Progetto La Ve.De.S.E., qui, con noi, o con una grande casa editrice tipo Mondadori o Feltrinelli... Ci hai mai pensato? Certo, pubblicare non dovrebbe mai diventare una malattia, abbiamo visto che "pubblicare a tutti i costi" non porta a nulla di buono, però un pensierino, anche soltanto per metterti alla prova, secondo me potresti farcelo! :)
 
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view post Posted on 13/12/2017, 21:26     +1   -1
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Hama, grazie per il commento, sei sempre troppo gentile! ^_^
In realtà, sulla spiegazione del codice Morse, ho pensato che è improbabile che tre ragazzini siano tutti a conoscenza del codice Morse, e quindi credevo fosse sensato inserire una piccola spiegazione. Ho cercato di tenermi stretto apposta :)

Terry, per la pubblicazione... be', mi piacerebbe, come a tutti :D Ma in realtà penso di essere ancora tanto distante da distante da quel tipo di autore e non lo dico solo per modestia. Fino ad adesso ho sempre avuto la limitazione dell'età, ma ancora poche settimane e compio 18 anni (a proposito: Non. Voglio. Crescere. :cry: ). Però io ho scritto solo racconti, e scrivere un romanzo è tutto un altro mondo. Non sono sicurissimo di poter portare avanti un romanzo con sicurezza, sia per quanto riguarda lo sviluppo di personaggi coerenti e verosimili sia per la trama. Ci ho provato una volta, un paio di anni fa, ma ero ancora più piccolo e sono arrivato alle 40000 parole stentate. Però mi ha aiutato, perché mi sono reso conto che tirare fuori un'idea originale e scriverla a dovere è tosta. Ho un'idea in testa, ma credo rimarrà lì ad assestarsi per parecchio tempo.
E poi mi sembra di scrivere troppo poco per arrivare alle pagine di un romanzo. Qualche settimana fa mi lamentai del fatto che non riuscivo a limitarmi nello scrivere. Intendevo che, anche se parto con l'intenzione di scrivere un racconto breve, poi quello diventa qualcosa di più lungo: inizio ad approfondire i personaggi, cerco di descrivere bene le scene. Ma adesso mi vedo un po' inadeguato nello scrivere un romanzo. Sarà perché il racconto non dà troppo spazio all'introspezione dei personaggi ed è per la maggior parte azione, ma mi sono abituato molto a usare la regola show don't tell. Dovrei abituarmi a un diverso tipo di scrittura, o almeno imparare a usare un tipo di narrazione che non sia quello che uso nei racconti. Magari ci arriverò col tempo... Non so se mi spiego, ma ecco :unsure:
 
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view post Posted on 14/12/2017, 13:34     +1   -1
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Ti spieghi :)
una delle caratteristiche dei buoni scrittori e' l'umilta'...non pensano mai di essere pronti. Ne' io ne Terry ti suggeriremmo di pubblicare se non fossimo piu' che convinte che sei in grado. E' ovvio che anche tu scrivessi il romanzo perfetto (ma la perfezione si sa non esiste...e meno male...diceva Leonard Cohen: everything has cracks, that's how the light gets in) ci sono un sacco di fattori in gioco: nepotismo, logica commerciale, miopia ecc. Pero' io credo che sia meglio provare a pubblicare un romanzo che non ti soddisfa piuttosto che quello che perfetto che non scriverai mai. Anche perche se non ti metti alla prova (adesso che non hai nemmeno diciottanni) non potrai mai acceddere agli incredibili insegnamenti che permette il mettersi in gioco e perche no, fallire. Nessuno scrittore ha avuto il successo su un piatto d'argento, senza fallire e rialzarsi e riprovare fino a riuscirci. Tu hai un ovvio talento ed e' tua responsabilita dividerlo col mondo. O no, e vivere con le conseguenze.
Dici d aver paura di crescere. Io mi relaziono a questo, ho iniziato a sentirmi vecchia a 25 anni. Se ci penso adesso, 15 anni piu tardi, mi vien da ridere. Tutto cio a cui serve e' perdere occasioni. E perdiamo occasioni per proteggerci dalle delusioni e dalla vulnerabilita'. Ma se ci permettiamo di sentire queste emozioni seppur negative, e' li che risiede la vera crescita, quella che non fa paura.
 
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view post Posted on 15/12/2017, 08:15     +1   -1
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Il problema è che non sono convintissimo di avere talento <_< In generale penso che il talento non esista, o che sia solo un infinitesimo in tutto il resto. Io ho iniziato a leggere da piccolino e ho continuato con costanza, e credo che questo aiuti molto nella scrittura. E non è nemmeno paura di sbagliare o di mettermi in gioco: quello mi piacerebbe, anzi. Ma, se devo farlo, vorrei avere la sicurezza di aver fatto qualcosa di buono. Poi il fallimento ci sarà lo stesso, e probabilmente è meglio così. Ma devo ancora imparare molto. Ho il tempo per farlo, e la cosa mi conforta, ma poi temo di sprecarlo :unsure:
Insomma, ho scritto qualcosa di disordinato :D Ma il succo è che credo di dover ancora maturare per affrontare una cosa del genere. Anche perché so che non è facile per chi è capace davvero, figuriamoci per me...
 
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view post Posted on 16/12/2017, 03:34     +1   -1
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CITAZIONE (Tommas02 @ 13/12/2017, 21:26)
Terry, per la pubblicazione... be', mi piacerebbe, come a tutti :D

Dipende moltissimo da cosa ti aspetti dalla pubblicazione, io te l'ho proposta non come un traguardo bensì come un inizio, per così dire uno scatto in più rispetto al livello a cui sei arrivato ora :)
CITAZIONE
Ma in realtà penso di essere ancora tanto distante da distante da quel tipo di autore e non lo dico solo per modestia.

Da "quel tipo di autore" siamo tutti tanto distanti... ma non perché non arriveremo mai a uguagliare i nostri autori preferiti o semplicemente quelli pubblicati, quanto perché ognuno è a tutti gli effetti un mondo a sé, distante dagli altri, ciascuno con le sue peculiarità e il proprio stile, roba unica. Altrimenti ci chiameremo tutti nello stesso modo ;)

L'età non è una limitazione, se non che per il fatto di firmare un contratto: finché sei minorenne dovrebbero essere i tuoi a mettere la firma su un contratto... e questo non è affatto un male, perché ti dà quella sorta di rete di sicurezza e puoi contare sull'esperienza maggiore (nel campo dei contratti :P) di un adulto.
Per il resto, ovvero per il tuo talento e per le tue trame, l'età non è un limite. Mai, né se sei anagraficamente "troppo giovane" o "troppo vecchio".
Capisco benissimo il discorso del non voler crescere (e sorrido di tenerezza nel leggerti :wub:), al contrario di Hama io sono ancora del parere che il mondo, la "vita reale" sia davvero un postaccio brutto e cattivo, e per scelte di vita sicuramente differenti posso dire che dal mio punto di vista stavo meglio alla tua età: più gioco, più spensieratezza, meno responsabilità, meno società-debosciata e più alti-ideali. Tuttavia, anche in questo caso come per la pubblicazione, crescere rappresenta un inizio non un traguardo, quello "scatto in più" o, se vogliamo, quel livello di difficoltà in più rispetto a dove sei arrivato finora. Crescere può far paura come tutti gli altri cambiamenti, ma un cambiamento fa paura fino a quando non lo si affronta, finché non ci sei dentro; allora la paura svanisce e tutto diventa normalità e abitudine, e succede molto più in fretta di quanto tu non possa immaginare. E' soltanto quel primo passo a essere difficile e spaventoso, ma dopo quello tutti gli altri arrivano di conseguenza :)
E poi, pensa sempre che non potrai mai diventare chi non vuoi diventare; si può essere adulti in tantissimi modi diversi, non ce n'è uno soltanto! Potrai sempre scegliere di diventare adulto soltanto per determinate cose e restare un adolescente spensierato per tutto il resto ;)
CITAZIONE
Però io ho scritto solo racconti, e scrivere un romanzo è tutto un altro mondo. Non sono sicurissimo di poter portare avanti un romanzo con sicurezza, sia per quanto riguarda lo sviluppo di personaggi coerenti e verosimili sia per la trama. Ci ho provato una volta, un paio di anni fa, ma ero ancora più piccolo e sono arrivato alle 40000 parole stentate. Però mi ha aiutato, perché mi sono reso conto che tirare fuori un'idea originale e scriverla a dovere è tosta. Ho un'idea in testa, ma credo rimarrà lì ad assestarsi per parecchio tempo. E poi mi sembra di scrivere troppo poco per arrivare alle pagine di un romanzo. Qualche settimana fa mi lamentai del fatto che non riuscivo a limitarmi nello scrivere. Intendevo che, anche se parto con l'intenzione di scrivere un racconto breve, poi quello diventa qualcosa di più lungo: inizio ad approfondire i personaggi, cerco di descrivere bene le scene. Ma adesso mi vedo un po' inadeguato nello scrivere un romanzo.

...e noi, qui, che ci stiamo a fare? :lol:
Hai il nostro appoggio... sicuramente hai il mio, per qualsiasi cosa dovesse servirti, dal consiglio alla revisione alle critiche costruttive e commenti.
Come dice Hama, non devi scrivere qualcosa che sia perfetto, né cambiare il tuo approccio alla scrittura.
Io non penso che tra romanzo e racconto ci sia una differenza così grande, anzi forse non ne vedo sostanzialmente nessuna, eccetto che nella lunghezza (e poi ci sono quelle tecniche, sullo sviluppo... ma non è necessario tenerle presenti fino alle ultime stesure :P): argomenti che ispirano al punto di non riuscire a esaurirli per quanto se ne parla e argomenti che dopo averne detto poche pagine finiscono lì. Ma si tratta sempre di argomenti, ispirazione e trama. Scegli qualcosa di cui ami scrivere e scrivine finché ne hai, senza perder tempo a chiederti se sarà un racconto oppure un romanzo, senza contare le pagine; sia per il racconto che per il romanzo quando apri un nuovo file word hai a disposizione uno spazio virtualmente infinito e nessuno lì a ordinarti di limitarlo. La cosa più sbagliata e castrante è mettersi a scrivere con un'idea preconfezionata di cosa diventerà da grande ciò che stiamo appena iniziando... se pensi a un racconto e poi ti ritrovi cinquanta pagine ti sembrerà di aver scritto troppo, se invece doveva essere un romanzo inizierai a domandarti come poterlo ampliare. Perché farlo? Il numero di cartelle lo mettono i concorsi letterari, mica chi ha soltanto voglia di portare un'ispirazione sulla carta!
Certo, per un romanzo l'ispirazione dovrebbe essere abbastanza ampia, i personaggi avere ciascuno la propria storia, ma alla fine stiamo sempre lì e l'unica vera differenza che passa fra romanzo e racconto è nella quantità di argomenti che la stessa trama ci mette in testa :)
Il mio consiglio è dunque quello di abbandonare i numeri, le quantità, i vincoli che ti sei auto-imposto, quei piccoli ma perniciosi preconcetti che ti sono entrati in testa e... sì, anche l'idea di base di partire con un romanzo/racconto. Abbandonare tutto e fare ciò che sai fare così bene: scrivere! Scrivere finché ne hai, qualsiasi cosa esca fuori, senza darle un nome e un limite di pagine prima d'averla iniziata, o contare le parole quando sei a metà ;)
CITAZIONE (hamartia @ 14/12/2017, 13:34)
una delle caratteristiche dei buoni scrittori e' l'umilta'...non pensano mai di essere pronti.

Sacrosanto! Cercano la pubblicazione per capire se sono pronti a scrivere, non per farsi riconoscere un qualche merito o sentirsi dire "bravo".
A me sembra che, nonostante la tua giovane età (che non è mai un difetto!), hai la testa ben piantata sulle spalle e una dose di umiltà che ti tiene ancorato alla realtà. Ma, perché questa umiltà sia anche saggia, non deve impedirti di provare, mai, in nessun campo! L'esperienza è una parte fondamentale della vita, non bisogna negarsela per timore o per troppa umiltà. In certi frangenti è importante sentirsi pronti prima di lanciarsi, ma spesso e volentieri aspettare di sentirsi pronti è soltanto un ostacolo, anche inutile se ci pensi, giacché, come si può sentirsi pronti per affrontare qualcosa di nuovo, se la novità comporta di per sé il non sapere cosa aspettarsi? Come si può prepararsi all'imprevisto o all'ignoto?
Beh... non si può! Semmai, si può entrare nell'ordine di idee di volerlo affrontare qualsiasi cosa comporti, si può essere pronti soltanto a questo.
Tu non hai nulla da perdere e tutto da guadagnare, e se proprio non ti vedi nel presentare un romanzo alla grande editoria, puoi sempre provare a presentarlo al nostro amichevole Progetto di quartiere :D
E ribadisco quello che ha già scritto Hama: mettersi alla prova e fallire fornisce insegnamenti molto più preziosi che mettersi alla prova e riuscire al primo colpo! Ti lascia dentro quel genere di insegnamenti che ricorderai con amore per tutta la vita :)
CITAZIONE
Tu hai un ovvio talento ed e' tua responsabilita dividerlo col mondo. O no, e vivere con le conseguenze.

Sottoscrivo il tuo talento, ma non concordo sulla "responsabilità" di dividerlo col mondo, sono più dell'idea che il talento è tuo e puoi farci ciò che preferisci, a tua totale discrezione (e in culo il resto del mondo! :P). Ma le conseguenze, quelle sì che sono importanti, qualunque cosa sceglierai di farci col tuo talento. E purtroppo le conseguenze saranno sempre e soltanto tue, è quel genere di fardello che non si può condividere e che talvolta appesantisce il cammino. A diciassette anni - quasi diciotto - non ti si chiede di pensare alle conseguenze, non sarebbe ragionevole pretenderlo... io a 17 anni me ne andavo in giro coi capelli fradici e quando mi dicevano di pensare alle conseguenze (e asciugarli prima di uscire a 5 gradi al sole) mi facevo una risata, perché da quell'età gli anni delle conseguenze sembrano così lontani che non arriveranno mai. Alle conseguenze s'inizia a pensarci soltanto quando poi arrivano per davvero, così va la vita! Quindi ok: non pensare alle conseguenze del non sfruttare il tuo dono, ma tieni presente che c'è una probabilità che, quando arriveranno le conseguenze anche per te così come succede nel ciclo naturale della vita, potresti pentirtene. E se è vero che crescere non è proprio il massimo della gioia, è vero anche che è inevitabile, e quando crescerai - quando inizierai a essere oberato dall'università, dal lavoro, dalla "vita" - potresti non avere più tempo da dedicare a coltivare e far crescere il tuo dono. Oggi però ce l'hai ;)
CITAZIONE (Tommas02 @ 15/12/2017, 08:15)
Il problema è che non sono convintissimo di avere talento <_<

Se sapessi con certezza di non averne, smetteresti di scrivere?
Trova la risposta a questa domanda e capirai quanto conta il talento.
CITAZIONE
In generale penso che il talento non esista, o che sia solo un infinitesimo in tutto il resto.

Ecco, mi sembra che tu abbia già risposto in parte alla domanda di cui sopra.
Il talento è come la bellezza: sta nell'occhio di chi guarda... di chi legge, nel caso specifico di uno scrittore. Vale per noi esordienti ma vale perfettamente anche per gli scrittori super-affermati: Stephen King non piace a tutti. Alcuni pensano di lui che scriva soltanto spazzatura. Quelle persone lo giudicheranno uno scrittore privo di talento. Ciò gli ha impedito forse di comprarsi la villa sul lago coi suoi romanzi?
Per un editore che ti dice "non hai talento" ce ne sono altri mille pronti a elogiare il tuo grandioso talento... in cambio di soldi coi quali comprare la stampa del tuo libro. Questo fa di te uno scrittore pieno di talento? Più facile che faccia di loro editori pieni di soldi.
Morale della favola? Lascia perdere il talento e continua a scrivere ;)
CITAZIONE
E non è nemmeno paura di sbagliare o di mettermi in gioco: quello mi piacerebbe, anzi. Ma, se devo farlo, vorrei avere la sicurezza di aver fatto qualcosa di buono.

Quella, soltanto tu puoi dartela e soltanto se ti cimenti nella prova. Dopo, se sarai soddisfatto di ciò che hai scritto, potrai anche dire di aver fatto qualcosa di buono, a prescindere dai risultati che otterrà, che siano fallimenti oppure successi.
Stephen King dice di scrivere un romanzo due volte: una a porta chiusa, l'altra a porta aperta. La prima volta che ho letto questa frase non mi ero ancora addentrata così tanto nel mondo della scrittura e non riuscivo a capire che cosa significasse. Oggi credo d'iniziare a intuirlo. Scrivere a "porta chiusa" significa scrivere soltanto per te stesso, scrivere ciò che ti piace, ciò che ti emoziona e ti rende orgoglioso di un determinato passaggio, scrivi per cercare di compiacere te stesso ben sapendo che sei il tuo lettore più spietato, critico, incontentabile, inflessibile. Se (quando!) riuscirai nella titanica impresa di soddisfarti, allora potrai aprire la porta e iniziare a scrivere per il resto del mondo (o anche soltanto per il forum ;)) partendo dalla base solida che ha soddisfatto l'incontentabile lettore che sei.
CITAZIONE
il succo è che credo di dover ancora maturare per affrontare una cosa del genere. Anche perché so che non è facile per chi è capace davvero, figuriamoci per me...

Scusami ma... che sciocchezze! :)
Io scrivo da quando avevo 8 anni e non ho mai pensato, neppure per un istante, che avrei dovuto essere più matura per continuare a scrivere. Puoi forse incappare in vicende narrative per le quali non hai esperienza alcuna... ma che c'entra? Pensi che King, prima di scrivere It, si sia travestito da pagliaccio, ficcato in una fogna di Derry e messo a squartare ragazzini? :lol:
Quando Mozart componeva musica, a 5 anni, nessuno si sognava di dirgli che non era ancora abbastanza maturo. L'arte non richiede maturità, ma soltanto di essere espressa, al netto delle capacità e dell'ispirazione. La fantasia, l'immaginazione e la capacità d'immedesimazione sono gli unici tre elementi indispensabili per scrivere... e, guarda caso, sono anche i tre elementi che distinguono uno scrittore da un non-scrittore.
Se poi ti riferisci alla parte burocratica di un contratto con una casa editrice, potresti anche aver ragione... ma non mi pare il caso di mettersi a pensare alla prossima firma di un contratto editoriale, se non hai ancora scritto una parola del tuo nuovo libro :lol:
Dai, su, Tommyno, la maturità non c'entra una fava! Tu sai scrivere e hai talento (che, abbiam detto, non è rilevante :P), che produrrai un romanzo, un racconto o una novella non è importante, ciò che conta è lo spirito con cui ti metterai a scrivere la prossima volta. Prova a pensare di voler pubblicare quello che sarà, a prescindere dalla lunghezza, e vedrai che, già soltanto iniziando ad accarezzare questo pensiero, comincerai a modificare il tuo approccio al testo... Ora, non saprei descriverti come cambia e in quale misura, a me è successo e basta e non è stata un'esperienza così brutta, anzi! Sentivo che stavo facendo qualcosa per qualcun altro ma che, naturalmente, non sarebbe mai finita finché non avesse superato i controlli della lettrice spietata che è in me. E' stata una sensazione che da una parte mi ha spinta a "sbrigarmi" e dall'alta a diventare ancora più inflessibile e incontentabile verso quello che scrivevo. Incredibile a dirsi, ma alla fine ero soddisfatta di quello che avevo ottenuto, soddisfatta del mio lavoro come non mi era mai capitato prima. A conti fatti, meglio non poteva andarmi :P
Perciò non dar retta a queste sciocchezze sulla maturità, scrivi e fregatene se "non hai l'età", perché quando ce l'avrai potresti non avere più il tempo o la voglia o la passione per continuare a scrivere... e non è vero che hai tutto il tempo, anche se ora ti sembra che sia proprio così, fidati che gli anni passano in fretta e poi iniziano ad arrivare le priorità, gli impegni, i doveri... insomma, non è proprio "ora o mai più" ma non è neppure "ora o fra cent'anni". E' ora e adesso e fino a che puoi.
 
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view post Posted on 17/12/2017, 22:05     +1   -1
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Grazie per l'incoraggiamento :)

In realtà fino ad oggi mi sono sempre cullato sulla scusa dell'età :D E adesso ancora non riesco a scollarmi da questo concetto.
Ma, ecco, nemmeno io mi capisco del tutto :unsure: Mi piacerebbe mettermi in gioco. La sconfitta fa paura, certo, ma la pubblicazione sarebbe solo qualcosa in più e allora vale la pena provare. Continuerei in ogni caso a scrivere. Adesso sono giovane, ho tempo a volontà, magari da grande il tempo sarà di meno, ma conta poco. È che... non so, sono insicuro di natura, e quindi ho mille dubbi.

Comunque, dato che ci siamo, ho trovato questo girando su Facebook.
www.assoali.it/concorso-letterario-iscriviti/
Credo dovrei lasciarlo in vetrina, in modo da farlo visualizzare a più utenti ;)
 
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view post Posted on 17/12/2017, 22:09     +1   -1
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SpokPiccolaFai click sulla foto,
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Sì, buona idea, magari puoi linkarlo nel gazzettino, così arriva proprio a tutti :) !
 
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view post Posted on 18/12/2017, 21:43     +1   -1
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Vai allora, ci sono altri mondi oltre a questo

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CITAZIONE (Tommas02 @ 17/12/2017, 22:05) 
È che... non so, sono insicuro di natura, e quindi ho mille dubbi.

Cerca di capire che cosa esattamente ti lascia dei dubbi, è l'unica via per comprenderli ed eventualmente risolverli ;)
Anch'io ho avuto i miei, verso la pubblicazione, una volta compreso che a bloccarmi era la possibilità di dover affrontare le brutture di una vita da scrittore (il doversi sempre superare per non deludere nessuno, il dover fare comunque fronte alle delusioni che arrivano a prescindere, la paura che la nuova idea non piaccia, le pressioni editoriali, le idee che mancano, il panico se non arrivano e il tempo stringe... :rolleyes:), ho capito anche che la pubblicazione per me rappresenta una sorta di prova del nove per capire se secondo una casa editrice - cioè tecnicamente il massimo esponente in fatto di narrativa e letteratura - potrei scrivere per un pubblico. Ma ho anche capito che, seppure la risposta fosse un no categorico, non mi cambierebbe nulla: continuerei a scrivere e, forse, ad auto-pubblicare il materiale che secondo me vale la pena d'essere condiviso con altri lettori.
Insomma, ho capito un po' di cosette su di me e sulla scrittura ;)
 
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