CITAZIONE (Tommas02 @ 13/12/2017, 21:26)
Terry, per la pubblicazione... be', mi piacerebbe, come a tutti
Dipende moltissimo da cosa ti aspetti dalla pubblicazione, io te l'ho proposta non come un
traguardo bensì come un inizio, per così dire uno scatto in più rispetto al livello a cui sei arrivato ora
CITAZIONE
Ma in realtà penso di essere ancora tanto distante da distante da quel tipo di autore e non lo dico solo per modestia.
Da "quel tipo di autore" siamo tutti tanto distanti... ma non perché non arriveremo mai a uguagliare i nostri autori preferiti o semplicemente quelli pubblicati, quanto perché ognuno è a tutti gli effetti un mondo a sé, distante dagli altri, ciascuno con le sue peculiarità e il proprio stile, roba unica. Altrimenti ci chiameremo tutti nello stesso modo
L'età non è una limitazione, se non che per il fatto di firmare un contratto: finché sei minorenne dovrebbero essere i tuoi a mettere la firma su un contratto... e questo non è affatto un male, perché ti dà quella sorta di rete di sicurezza e puoi contare sull'esperienza maggiore (nel campo dei contratti
) di un adulto.
Per il resto, ovvero per il tuo talento e per le tue trame, l'età non è un limite. Mai, né se sei anagraficamente "troppo giovane" o "troppo vecchio".
Capisco benissimo il discorso del non voler crescere (e sorrido di tenerezza nel leggerti
), al contrario di Hama io sono ancora del parere che il mondo, la "vita reale" sia davvero un postaccio brutto e cattivo, e per scelte di vita sicuramente differenti posso dire che dal mio punto di vista stavo meglio alla tua età: più gioco, più spensieratezza, meno responsabilità, meno società-debosciata e più alti-ideali. Tuttavia, anche in questo caso come per la pubblicazione, crescere rappresenta un inizio non un traguardo, quello "scatto in più" o, se vogliamo, quel livello di difficoltà in più rispetto a dove sei arrivato finora. Crescere può far paura come tutti gli altri cambiamenti, ma un cambiamento fa paura fino a quando non lo si affronta, finché non ci sei dentro; allora la paura svanisce e tutto diventa normalità e abitudine, e succede molto più in fretta di quanto tu non possa immaginare. E' soltanto quel primo passo a essere difficile e spaventoso, ma dopo quello tutti gli altri arrivano di conseguenza
E poi, pensa sempre che non potrai mai diventare chi non vuoi diventare; si può essere adulti in tantissimi modi diversi, non ce n'è uno soltanto! Potrai sempre scegliere di diventare adulto soltanto per determinate cose e restare un adolescente spensierato per tutto il resto
CITAZIONE
Però io ho scritto solo racconti, e scrivere un romanzo è tutto un altro mondo. Non sono sicurissimo di poter portare avanti un romanzo con sicurezza, sia per quanto riguarda lo sviluppo di personaggi coerenti e verosimili sia per la trama. Ci ho provato una volta, un paio di anni fa, ma ero ancora più piccolo e sono arrivato alle 40000 parole stentate. Però mi ha aiutato, perché mi sono reso conto che tirare fuori un'idea originale e scriverla a dovere è tosta. Ho un'idea in testa, ma credo rimarrà lì ad assestarsi per parecchio tempo. E poi mi sembra di scrivere troppo poco per arrivare alle pagine di un romanzo. Qualche settimana fa mi lamentai del fatto che non riuscivo a limitarmi nello scrivere. Intendevo che, anche se parto con l'intenzione di scrivere un racconto breve, poi quello diventa qualcosa di più lungo: inizio ad approfondire i personaggi, cerco di descrivere bene le scene. Ma adesso mi vedo un po' inadeguato nello scrivere un romanzo.
...e noi, qui, che ci stiamo a fare?
Hai il nostro appoggio... sicuramente hai il mio, per qualsiasi cosa dovesse servirti, dal consiglio alla revisione alle critiche costruttive e commenti.
Come dice Hama, non devi scrivere qualcosa che sia perfetto, né cambiare il tuo approccio alla scrittura.
Io non penso che tra romanzo e racconto ci sia una differenza così grande, anzi forse non ne vedo sostanzialmente nessuna, eccetto che nella lunghezza (e poi ci sono quelle tecniche, sullo sviluppo... ma non è necessario tenerle presenti fino alle ultime stesure
): argomenti che ispirano al punto di non riuscire a esaurirli per quanto se ne parla e argomenti che dopo averne detto poche pagine finiscono lì. Ma si tratta sempre di argomenti, ispirazione e trama. Scegli qualcosa di cui ami scrivere e scrivine finché ne hai, senza perder tempo a chiederti se sarà un racconto oppure un romanzo, senza contare le pagine; sia per il racconto che per il romanzo quando apri un nuovo file word hai a disposizione uno spazio virtualmente infinito e nessuno lì a ordinarti di limitarlo. La cosa più sbagliata e castrante è mettersi a scrivere con un'idea preconfezionata di cosa diventerà da grande ciò che stiamo appena iniziando... se pensi a un racconto e poi ti ritrovi cinquanta pagine ti sembrerà di aver scritto troppo, se invece doveva essere un romanzo inizierai a domandarti come poterlo ampliare. Perché farlo? Il numero di cartelle lo mettono i concorsi letterari, mica chi ha soltanto voglia di portare un'ispirazione sulla carta!
Certo, per un romanzo l'ispirazione dovrebbe essere abbastanza ampia, i personaggi avere ciascuno la propria storia, ma alla fine stiamo sempre lì e l'unica vera differenza che passa fra romanzo e racconto è nella quantità di argomenti che la stessa trama ci mette in testa
Il mio consiglio è dunque quello di abbandonare i numeri, le quantità, i vincoli che ti sei auto-imposto, quei piccoli ma perniciosi preconcetti che ti sono entrati in testa e... sì, anche l'idea di base di partire con un romanzo/racconto. Abbandonare tutto e fare ciò che sai fare così bene: scrivere! Scrivere finché ne hai, qualsiasi cosa esca fuori, senza darle un nome e un limite di pagine prima d'averla iniziata, o contare le parole quando sei a metà
CITAZIONE (hamartia @ 14/12/2017, 13:34)
una delle caratteristiche dei buoni scrittori e' l'umilta'...non pensano mai di essere pronti.
Sacrosanto! Cercano la pubblicazione per capire se sono pronti a scrivere, non per farsi riconoscere un qualche merito o sentirsi dire "bravo".
A me sembra che, nonostante la tua giovane età (che non è mai un difetto!), hai la testa ben piantata sulle spalle e una dose di umiltà che ti tiene ancorato alla realtà. Ma, perché questa umiltà sia anche saggia, non deve impedirti di provare, mai, in nessun campo! L'esperienza è una parte fondamentale della vita, non bisogna negarsela per timore o per troppa umiltà. In certi frangenti è importante sentirsi pronti prima di lanciarsi, ma spesso e volentieri aspettare di sentirsi pronti è soltanto un ostacolo, anche inutile se ci pensi, giacché, come si può sentirsi pronti per affrontare qualcosa di nuovo, se la novità comporta di per sé il non sapere cosa aspettarsi? Come si può prepararsi all'imprevisto o all'ignoto?
Beh... non si può! Semmai, si può entrare nell'ordine di idee di volerlo affrontare qualsiasi cosa comporti, si può essere pronti soltanto a questo.
Tu non hai nulla da perdere e tutto da guadagnare, e se proprio non ti vedi nel presentare un romanzo alla grande editoria, puoi sempre provare a presentarlo al nostro amichevole Progetto di quartiere
E ribadisco quello che ha già scritto Hama: mettersi alla prova e fallire fornisce insegnamenti molto più preziosi che mettersi alla prova e riuscire al primo colpo! Ti lascia dentro quel genere di insegnamenti che ricorderai con amore per tutta la vita
CITAZIONE
Tu hai un ovvio talento ed e' tua responsabilita dividerlo col mondo. O no, e vivere con le conseguenze.
Sottoscrivo il tuo talento, ma non concordo sulla "responsabilità" di dividerlo col mondo, sono più dell'idea che il talento è tuo e puoi farci ciò che preferisci, a tua totale discrezione (e in culo il resto del mondo!
). Ma le conseguenze, quelle sì che sono importanti, qualunque cosa sceglierai di farci col tuo talento. E purtroppo le conseguenze saranno sempre e soltanto tue, è quel genere di fardello che non si può condividere e che talvolta appesantisce il cammino. A diciassette anni - quasi diciotto - non ti si chiede di pensare alle conseguenze, non sarebbe ragionevole pretenderlo... io a 17 anni me ne andavo in giro coi capelli fradici e quando mi dicevano di pensare alle conseguenze (e asciugarli prima di uscire a 5 gradi al sole) mi facevo una risata, perché da quell'età gli anni delle conseguenze sembrano così lontani che non arriveranno mai. Alle conseguenze s'inizia a pensarci soltanto quando poi arrivano per davvero, così va la vita! Quindi ok: non pensare alle conseguenze del non sfruttare il tuo dono, ma tieni presente che c'è una probabilità che, quando arriveranno le conseguenze anche per te così come succede nel ciclo naturale della vita, potresti pentirtene. E se è vero che crescere non è proprio il massimo della gioia, è vero anche che è inevitabile, e quando crescerai - quando inizierai a essere oberato dall'università, dal lavoro, dalla "vita" - potresti non avere più tempo da dedicare a coltivare e far crescere il tuo dono. Oggi però ce l'hai
CITAZIONE (Tommas02 @ 15/12/2017, 08:15)
Il problema è che non sono convintissimo di avere talento
Se sapessi con certezza di non averne, smetteresti di scrivere?
Trova la risposta a questa domanda e capirai quanto conta il talento.
CITAZIONE
In generale penso che il talento non esista, o che sia solo un infinitesimo in tutto il resto.
Ecco, mi sembra che tu abbia già risposto in parte alla domanda di cui sopra.
Il talento è come la bellezza: sta nell'occhio di chi guarda... di chi legge, nel caso specifico di uno scrittore. Vale per noi esordienti ma vale perfettamente anche per gli scrittori super-affermati: Stephen King non piace a tutti. Alcuni pensano di lui che scriva soltanto spazzatura. Quelle persone lo giudicheranno uno scrittore privo di talento. Ciò gli ha impedito forse di comprarsi la villa sul lago coi suoi romanzi?
Per un editore che ti dice "non hai talento" ce ne sono altri mille pronti a elogiare il tuo grandioso talento... in cambio di soldi coi quali comprare la stampa del tuo libro. Questo fa di te uno scrittore pieno di talento? Più facile che faccia di loro editori pieni di soldi.
Morale della favola? Lascia perdere il talento e continua a scrivere
CITAZIONE
E non è nemmeno paura di sbagliare o di mettermi in gioco: quello mi piacerebbe, anzi. Ma, se devo farlo, vorrei avere la sicurezza di aver fatto qualcosa di buono.
Quella, soltanto tu puoi dartela e soltanto se ti cimenti nella prova. Dopo, se sarai soddisfatto di ciò che hai scritto, potrai anche dire di aver fatto qualcosa di buono, a prescindere dai risultati che otterrà, che siano fallimenti oppure successi.
Stephen King dice di scrivere un romanzo due volte: una a porta chiusa, l'altra a porta aperta. La prima volta che ho letto questa frase non mi ero ancora addentrata così tanto nel mondo della scrittura e non riuscivo a capire che cosa significasse. Oggi credo d'iniziare a intuirlo. Scrivere a "porta chiusa" significa scrivere soltanto per te stesso, scrivere ciò che ti piace, ciò che ti emoziona e ti rende orgoglioso di un determinato passaggio, scrivi per cercare di compiacere te stesso ben sapendo che sei il tuo lettore più spietato, critico, incontentabile, inflessibile. Se (quando!) riuscirai nella titanica impresa di soddisfarti, allora potrai aprire la porta e iniziare a scrivere per il resto del mondo (o anche soltanto per il forum
) partendo dalla base solida che ha soddisfatto l'incontentabile lettore che sei.
CITAZIONE
il succo è che credo di dover ancora maturare per affrontare una cosa del genere. Anche perché so che non è facile per chi è capace davvero, figuriamoci per me...
Scusami ma... che sciocchezze!
Io scrivo da quando avevo 8 anni e non ho mai pensato, neppure per un istante, che avrei dovuto essere più matura per continuare a scrivere. Puoi forse incappare in vicende narrative per le quali non hai esperienza alcuna... ma che c'entra? Pensi che King, prima di scrivere
It, si sia travestito da pagliaccio, ficcato in una fogna di Derry e messo a squartare ragazzini?
Quando Mozart componeva musica, a 5 anni, nessuno si sognava di dirgli che non era ancora abbastanza maturo. L'arte non richiede maturità, ma soltanto di essere espressa, al netto delle capacità e dell'ispirazione. La fantasia, l'immaginazione e la capacità d'immedesimazione sono gli unici tre elementi indispensabili per scrivere... e, guarda caso, sono anche i tre elementi che distinguono uno scrittore da un non-scrittore.
Se poi ti riferisci alla parte burocratica di un contratto con una casa editrice, potresti anche aver ragione... ma non mi pare il caso di mettersi a pensare alla prossima firma di un contratto editoriale, se non hai ancora scritto una parola del tuo nuovo libro
Dai, su, Tommyno, la maturità non c'entra una fava! Tu sai scrivere e hai talento (che, abbiam detto, non è rilevante
), che produrrai un romanzo, un racconto o una novella non è importante, ciò che conta è lo spirito con cui ti metterai a scrivere la prossima volta. Prova a pensare di voler pubblicare quello che sarà, a prescindere dalla lunghezza, e vedrai che, già soltanto iniziando ad accarezzare questo pensiero, comincerai a modificare il tuo approccio al testo... Ora, non saprei descriverti come cambia e in quale misura, a me è successo e basta e non è stata un'esperienza così brutta, anzi! Sentivo che stavo facendo qualcosa per qualcun altro ma che, naturalmente, non sarebbe mai finita finché non avesse superato i controlli della lettrice spietata che è in me. E' stata una sensazione che da una parte mi ha spinta a "sbrigarmi" e dall'alta a diventare ancora più inflessibile e incontentabile verso quello che scrivevo. Incredibile a dirsi, ma alla fine ero soddisfatta di quello che avevo ottenuto, soddisfatta del mio lavoro come non mi era mai capitato prima. A conti fatti, meglio non poteva andarmi
Perciò non dar retta a queste sciocchezze sulla maturità, scrivi e fregatene se "non hai l'età", perché quando ce l'avrai potresti non avere più il tempo o la voglia o la passione per continuare a scrivere... e non è vero che hai tutto il tempo, anche se ora ti sembra che sia proprio così, fidati che gli anni passano in fretta e poi iniziano ad arrivare le priorità, gli impegni, i doveri... insomma, non è proprio "ora o mai più" ma non è neppure "ora o fra cent'anni". E' ora e adesso e fino a che puoi.