CITAZIONE (*SHORY* @ 8/7/2017, 23:08)
Il fatto che tu abbia un "orecchio naturale" estremamente sviluppato ti avrebbe facilitata enormemente nello studio di uno strumento musicale.
Figurati, io da ragazzina suonavo
di tutto la pianola, il flauto, tutti gli strumenti "classici" che vengono insegnati a scuola insieme agli spartiti e a leggere la musica: in questo ero una capra, invece nel suonare difficilmente cannavo una nota!, tanto che ricordo con orrore e divertimento il giorno del fatidico "spettacolo" a scuola, nell'aula magna; non che fosse arrivato all'improvviso, ma per la mia classe che non aveva ancora deciso quale pezzo suonare - e che quindi non aveva fatto uno straccio di prova - era andata proprio così; fino al giorno prima c'era una mezza voce di corridoio sul portare
Il mattino di Grieg, che di punto in bianco il giorno dello spettacolo si trasformò in
Imagine di John Lennon... e io avrei dovuto suonarla con la chitarra!
Alla fine nessuno si è accorto delle stecche tremende, ma giuro di non avere idea di come io sia uscita da quel disastro! E' stato come quando ci si sogna di essere a scuola o sul posto di lavoro in un giorno importante, ed essere completamente nudi!
Ho imparato la chitarra da autodidatta o quasi, con qualcuno che mi faceva - letteralmente - i disegnini su come dovevo posizionare le dita per formare un determinato accordo, ma la chitarra è strumento d'accompagnamento, il mio sogno proibito era il pianoforte e, per mancanza di fondi e di spazio (dove te lo metti un pianoforte a coda in una casa di 80 mq?), mi accontentavo della pianola Bontempi, che però non suonava più di due o tre tasti per volta
Alla fine, capita l'antifona del "leggere e scrivere la musica", ho rinunciato senza rimpianti a tutto quanto
CITAZIONE
ricordo che provavo e riprovavo la melodia de "Il silenzio".
Anch'ioooo!!!!
Tu pensa: da piccina abitavo vicina a una caserma militare, e ogni sera poco prima della nanna sentivo questa melodia lontanissima, bella, dolce, struggente... praticamente mi ci addormentavo! Così, non sapendo cosa fosse e non avendola mai sentita per bene (ero comunque in una città, caotica fino a tarda notte), di giorno tentavo di riprodurre questa melodia con la mia pianolina (max 3 tasti per volta oppure sfiatava!
). Qualcuno, passando di là, riconobbe la melodia e me ne svelò il titolo e la storia... per me fu come se avessi risolto chissà quale mistero!
Cavoli, erano millenni che non pensavo più a questa storia!
CITAZIONE
Ho cambiato idea quando mi sono avvicinata alla poesia orientale: lì le regole da seguire sono poche, i conteggi minimi (5/7/5, quinario/settenario/quinario, ovvero versi semplicissimi) e la creatività si esprime soprattutto attraverso ciò che si vede.
Infatti l'arte degli Haiku affascina anche me; l'idea di suscitare immagini ed emozioni intense, in così poco spazio, mi dà un ché di magico. Ma non credo d'essere ancora pronta per un Haiku, principalmente perché il mio punto debole nella scrittura sono proprio le emozioni: non so trattarle, non so descriverle, non mi piace indugiare troppo a lungo su qualcosa che, in fin dei conti, è stata scritta da sempre, qualcosa della quale è stato detto tutto il dicibile. Ogni mio scritto si concentra sulle azioni, sulle trame, sul realismo psicologico dei personaggi, e credo che, semmai riuscirò a diventare brava, allora anche l'emozione (necessaria anch'essa per rendere reali situazioni e personaggi!) verrà fuori da sé dai miei protagonisti fittizi, senza il bisogno che io la spieghi o la menzioni.
E in secondo luogo, ma non ultimo per importanza, credo che per comporre un Haiku sia necessaria una sensibilità d'animo che non possiedo. Ma la mia natura è di tipo dubitativo, e tendo a mettere in discussione ogni cosa, persino i miei capisaldi, quindi non posso escludere che, magari, potrei scoprirmi più "sensibile", all'occorrenza, di quanto io non immagini d'essere.
CITAZIONE
Il discorso del verso libero è esattamente quello che fai tu: a parte poche persone talentuose (come Costanza), i risultati sono risibili.
Molti dicono: "Sì, ma gli ermetici componevano in versi liberi". E' parzialmente vero, ma lo facevano per libera scelta, non perché non conoscessero la metrica. Il loro voler sperimentare nasceva proprio dalla voglia di rompere gli schemi già utilizzati da altri. E, spesso, dietro un'apparente utilizzo del verso libero, esiste un sapiente occultamento di versi sciolti e figure metriche. Il primo Ungaretti usò gli "spezzati" (ternari + quaternari che poi non sono altro che settenari, il verso principe della nostra metrica) ma poi tornò sulla via del classico.
Quindi chi ha conoscenza della metrica può liberamente scegliere se usarla o meno a seconda delle circostanze e a seconda di come fluisce quella determinata composizione, chi non ha detta conoscenza possiede un'unica opzione.
Convengo, assolutamente! Per mia dimenticanza l'ho omesso nel post di prima (oggi ho avuto una giornatina un po' movimentata e distraente
), ma sono del parere - ed è quello che mi ha fatta avvicinare alla scrittura creativa, seppure con qualche remora - che per boicottare la tecnica... o meglio, per stabilire che la tecnica non serve, occorre prima conoscerla. Un discorso che trovo valido in qualsiasi campo della vita. Picasso decise di fregarsene della tecnica, della prospettiva, del realismo e di tutto quanto,
dopo averli appresi, per creare questa nuova e strana cosa chiamata "cubismo": lui non trovava giusto che la limitazione naturale umana imponesse di scorgere, di una figura, soltanto alcuni dettagli, lui voleva mostrarli tutti! A mio avviso decisamente discutibile il risultato, ma ciò non toglie che Picasso sia stato un genio del suo genere, l'emblema del rompere gli schemi e uscirne fuori per sperimentare altre vie. Se non la sua pittura cubista, di lui, è questo che mi ha sempre affascinata tantissimo.
Lo stesso dicasi per la musica sperimentale dei King Crimson, che registravano le manciate di chiodi che cadevano per terra, per trovare un nuovo "sound" che rompesse gli schemi. Una "cagata pazzesca" [cit. in memoriam], una cacofonia da accapponare gli intestini, ma diamine se quello non è coraggio!
E rompere gli schemi, lo ammetto, mi è sempre piaciuto
CITAZIONE
@ Corrado
Condivido in pieno il tuo dire: è da questo tipo di conversazioni che si trae maggiore soddisfazione anche se è ovvio che in un Forum letterario conta anche l'aspetto squisitamente tecnico e di supporto.
Io ho sempre un po' paura a lanciarmi perché è facile credere che uno si esprima in un certo modo "per tirarsela": anche dal vivo spesso mi taccio perché ho l'impressione che gli altri mi considerino "strana".
Il mio parlato non è granché dissimile dal mio scritto che non è granché dissimile dal mio pensiero; non so se succede a tutti: in me i tre processi avvengono quasi nel medesimo istante. O forse è il mio vocabolario: troppo esteso, oggi non si usa più.
Aver fatto conoscenza di persone come è Terry (prima le signore
) e come sei tu è stata una grande fortuna
Anch'io, anch'io!
Sono sempre molto contenta di questo tipo di scambi, ampliano i propri orizzonti e io adoro che i miei si dilatino, mi aiuta a modificare i punti di vista, mi rimette in discussione e mi dà modo di riflettere.
@Shory: fregatene di cosa "pensa" la gente!
La gente "pensa", sempre e comunque, soltanto perché può farlo. La gente fa un sacco di cose soltanto perché può farle, è nella natura umana, rafforza l'illusione di libertà. Non si può impedire alla gente di "pensare", né la si può istruire sul Pensare; la differenza è un abisso, ma per la gente è minima se non inesistente; chi "pensa" lo fa di solito senza ragione, chi invece Pensa lo fa guardando oltre le apparenze, più in profondità, non si limita a ciò che sembra ma cerca ciò che
è. Personalmente, credo che sia di questo tipo di Pensiero che ci si dovrebbe preoccupare, al quale si dovrebbe dare ascolto, sul quale ci si dovrebbe fermare a ponderare. Tutto il resto è soltanto rumore di fondo.
Io dal vivo tendo a fare virginalmente arrossire gli scaricatori di porto e i camionisti, ma tra una parolaccia e l'altra me ne esco con certi paroloni aulici che lasciano chi mi ascolta proprio con questa faccia qui:
Corrado già lo sa perché gliel'ho raccontato in altra occasione, ma già che siamo in tema mi ripeto: amici, parenti e persone che comunque mi conoscono bene, quando decisi di fare outing con la scrittura (riassunto delle puntate precedenti: scrivo dacché ho imparato a tenere in mano la penna, ma mi sono sempre rifiutata di far leggere ciò che scrivevo, fino a poco tempo fa), conoscendo il mio modo di esprimermi tutt'altro che castigato, vissero una strana sorta di sdoppiamento della vista: da un lato io e il mio Dizionario Enciclopedico della Parolaccia, dall'altro io e i mostruosi, ameni paroloni dei quali i più non conoscevano il significato e si fermavano dalla lettura per chiedermi "che significa questa parola? E quest'altra?". I più diplomatici commentavano "accidenti, non credevo che scrivessi
così" (mai capito se fosse un complimento o una critica!
), i più intimi cercavano almeno una parolaccia, ché almeno potessero comprenderla
E' pur vero che non resi loro la vita facile, tirando fuori - stile illusionista il coniglio dal cilindro -
questa storia qui. Poi, ok, esageravo coi paroloni pur non facendolo né apposta né per darmi chissà quali "arie", era proprio il mio modo di scrivere, e difatti la prima critica che ricevetti - e quella alla quale devo il primo gradino di miglioramento - fu "scrivi troppo difficile". Non smetterò mai di ringraziare la persona che mi rivolse quella critica
Questo, soltanto per dire (e ok, ho deragliato!) che la gente "pensa", la gente "vede", la gente "sa". Le persone intelligenti Pensano, Guardano, Deducono e sono pronte a riconoscere d'essersi sbagliate nelle loro supposizioni, ben lungi dall'essere, comunque, sicurezze.
Non parlo forbito perché la gente non mi capirebbe e si farebbe un'idea sbagliata di me: un'idea che non voglio, assolutamente, dare loro. Voglio che sappiano, sin da subito, che sarei pronta a sputare in faccia la mia sincerità a chiunque. Difficile conciliare questo concetto con la parolaccia, finché non si realizza che se uno/a non ha peli sulla lingua per il turpiloquio, probabilmente non ne ha neppure per dirti tutto ciò che pensa.
E che la gente continui pure a pensare che altrimenti non saprei esprimermi: adoro assistere al gioco di equivoci portato dalle interpretazioni fallaci
@Corrado
Eh sì ma basta di fare il
guardone! Piglia una sedia, ordina un caffè e partecipa anche tu