| Incubo o realtà ?
“Chiara, devi stare attenta, è pericoloso rimanere qui “, mi ripeteva una voce flebile e tremolante risuonando nei miei pensieri a ogni respiro. Improvvisamente ero in un luogo sconosciuto, inquietante, e per quanto mi sforzassi, non riuscivo a ricordare come ci fossi arrivata. La stanza era illuminata a tratti dall'irregolare lampeggìo di un neon esaurito e i brevi flash non mi permettevano di osservare l'ambiente se non su singoli particolari. Le pareti sembravano sporche di qualcosa, ma il rapido passaggio tra luce e buio ingannava la mia vista e non riuscivo a capire di cosa si trattasse. Mi avvicinai al muro che sembrava emanare calore e quando ne fui così vicina da poterlo toccare, mi investì un forte odore ferroso. Conoscevo quell'odore, soffrivo da sempre di una fastidiosa fragilità capillare al naso e credetti che quello sgradevole evento si stesse riproponendo ancora una volta. Passai la mano sul viso e mi meravigliai di scoprire che era asciutto. L'odore al contrario si era fatto ancora più intenso, quasi nauseabondo, così mi avvicinai con il viso alla parete e, aguzzando la vista, scoprii che quell'odore giungeva da alcuni frammenti di una sostanza umida e calda di cui era disseminata l'intera parete. Si poteva sentire un crepitio all’interno, come se la sostanza stesse fermentando.
Cercai di toccarlo con un dito per capirne la consistenza, ma lo ritrassi subito perché fui attratta dal rumore che avevo sentito poco più a destra, come uno scoppiettio.
Mi avvicinai a quel punto e apparve, nonostante la luce intermittente, qualcosa che mi disgustò a tal punto da non poter trattenere il vomito. Scoprii che quei corpi, all’apparenza gelatinosi, erano in realtà pezzetti di carne, ancora caldi e grondanti di sangue, e alcuni vermi bianchi se ne stavano nutrendo.
Immediatamente mi allontanai dalle pareti portandomi verso il centro della stanza. Il mio respiro era affannoso e avevo ormai anche il sapore acido del vomito nella bocca e nel naso. Guardai verso il pavimento e mi accorsi che un liquido nerastro lo sporcava. Non osai neanche chiedermi cosa fosse, anche se in cuor mio lo immaginavo. Fissai a lungo quella macchia per capire se fosse in movimento e mi tranquillizzai quando ebbi la certezza che fosse ferma lì. Improvvisamente il neon cominciò ad accendersi sempre con maggiore difficoltà e mentre i miei occhi lo fissavano quasi per implorargli di non lasciarmi al buio, ecco che si spense completamente. Ero certa che nessuno lo avesse spento perché i due estremi della lampada emettevano ancora una debolissima luce rossa, per questo riuscii a non urlare. Attesi immobile che si riaccendesse ma bastò una manciata di secondi per capire che ormai sarebbe stato inutile sperare.
Mi ricordai di una volta in cui, anni prima, credevo di dover cambiare una lampadina e invece, non appena l'avevo toccata per smontarla, questa si era riaccesa come per magia. Mi tolsi una delle scarpe e la lanciai verso il soffitto ma niente, non riuscii a colpire la lampada. Dovetti togliermi l'altra perché nel buio non riuscivo a trovare la prima, la lanciai ed anche questa volta non riuscii nel mio intento. "Che idea stupida" pensai tra me, poi mi mossi nella stanza alla ricerca delle scarpe per tentare un nuovo lancio, cercando di ricordare i limiti della macchia nera sul pavimento. Pochi passi e ne scivolai rovinosamente sopra, mi rialzai immediatamente e cercai di asciugarmi le mani al meglio sui vestiti. Ormai era fatta, mi misi in ginocchio e cercai le scarpe tastando il pavimento con le mani fino a trovarne una. La raccolsi e facendo attenzione a non scivolare ancora, mi posizionai precisamente sotto la plafoniera dov’era la debolissima luce rossa agli estremi del neon, l'unica luce visibile in quel locale. Lanciai e colpii. Il colpo fu talmente forte che la lampada si staccò dal suo alloggio e cadde al pavimento frantumandosi. Spaventata e senza speranza lasciai cadere le mie ginocchia al pavimento e cominciai a piangere. Dopo qualche secondo però la stanza si illuminò nuovamente e questa volta la luce era continua. Guardai verso l'alto e mi resi conto di aver rotto solo uno dei due neon e l'altro per una ragione a me sconosciuta, cominciò a funzionare.
Guardai i miei vestiti ed erano completamente sporchi di sangue, cosa che confermò il mio sospetto sul liquido che sporcava il pavimento. Li tolsi. Mi guardai intorno e davanti a me c’era una porta azzurra con due vetrate oscurate. Guardando dalla parte opposta mi resi conto di trovarmi in realtà non in una stanza ma in un corridoio. Non c'erano altre porte o finestre oltre a quella azzurra, almeno non fino a dove riuscivo a vedere, visto che il corridoio sembrava un lungo tunnel. Sembrava non avere fine. Ma dov’ero? Perché tutto questo? Mi ricordava un videogioco horror a cui avevo giocato una volta, ma non ne ricordavo il titolo… D'un tratto mi ricordai che probabilmente non ero da sola in quel posto. «Lisa, dove sei? Non mi piace questo scherzo!» urlai rabbrividendo. Non ebbi nessuna risposta. Il mio istinto mi diceva di avanzare verso la porta azzurra, forse avrei trovato delle risposte. Camminai velocemente. Il fiato si fece corto ma quando fui davanti alla porta rimasi immobile, la mano sulla maniglia d’acciaio, stranamente calda, mi fece paura. C’era qualcosa che mi tratteneva, un presentimento. Sentivo che al di là di quella porta, c’era qualcosa che non volevo vedere eppure sarei potuta uscire solo attraversando quella porta. Ma cosa non volevo vedere? Forse temevo di trovare Lisa pronta a ridere di me, forse temevo che le fosse successo qualcosa di terribile?
Quella porta, che non avevo mai visto prima ma che allo stesso tempo mi appariva familiare, mi divideva dalla verità. Perché provavo tanta paura ad aprirla? Cosa c’era dietro? La mano tremava e sudava, non volevo aprirla ma dovevo. Il coraggio si fece più forte della paura e così cominciai a fare forza sulla maniglia. Mentre lentamente la mano avviava il meccanismo di apertura, mi venne in mente la favola di Barbablù, quella storiella che mi aveva terrorizzata da piccola. E mentre la fantasia mi aveva portata altrove, il gancio liberò la porta che si aprì con violenza spingendomi al pavimento. Un’onda calda e rossa mi travolse e mi spinse verso il tunnel. Cercai di aggrapparmi a qualcosa che galleggiava e scoprii che era la mia amica Lisa, o ciò che ne restava. Gridai con tutta la mia forza, i pianti rimbombavano nella mia testa e nelle lisce pareti del tunnel. Fui trascinata da quello spaventoso fiume rosso e alla fine del tunnel mi sentii cadere nel vuoto. Caddi su qualcosa di morbido, alzai lo sguardo e persi ogni speranza di salvarmi, non appena scoprii di trovarmi in una caverna sotterranea piena di resti umani. Cosa mi era successo, chi avrebbe potuto creare questo luogo infernale ? Cercai inutilmente una possibile via d'uscita per molti giorni, ma a un certo punto successe qualcosa al mio corpo, qualcosa che mai avrei immaginato nella mia vita, diventò insistente un bisogno primordiale, avrei dovuto mangiare ... e lo feci.
Edited by Corrado Allegro - 26/5/2017, 12:48
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