Seconda puntata
Come si puo’ sostenere lo sforzo di scrivere, una volta iniziato, abbastanza a lungo da costruire un lavoro sostanzioso come un libro?
Ogni scrittore professionista riporta la seguente esperienza: Sei a una festa. Vieni presentato a qualcuno che conosce la tua professione. Entro in primi 5 minuti in genere ti dicono le seguenti due cose: 1. La persona pensa un giorno di scrivere un libro, ma al momento non puo’ perche’ ha un lavoro vero; e 2. Ha questa idea fantastica, sicuramente un best-seller, e la puo’ condividere con te in cambio di una percentuale del 50% sui diritti di vendita.
Come glielo fai capire che le idee non valgono nulla? Che qualsiasi scrittore ha piu’ idee di quante sia capace a sviluppare in tutta la sua esistenza? E infine che la loro idea non solo e’ stata esplorata in narrativa circa altre 10.000 volte, ma che da sola non basterebbe a scrivere una vignetta, figurarsi un racconto o un romanzo.
Con l’eccezione dell’occasionale stratagemma concettuale come quello usato ne ‘Il codice da vinci’, (che in realta’ e’ una collezione di idee saccheggiate da altri libri e cucite assieme alla meno peggio come una specie di Frankenstein letterario), i romanzi sono raramente guidati da idee; esattamente il contrario dei film di Hollywood, che sono invece prodotti sulla base di concetti esprimibili in una sola frase: Predator e’ Rambo contro Alien.
Pensiamo per esempio a la brillante storia breve di Hemingway, ‘Hills Like White Elephants’. Il punto di vista e’ quello di un qualcuno invisibile, seduto al caffe’ di una stazione, che ascolta una giovane coppia discutere fiaccamente qualcosa di triste, qualcosa che li sta facendo allontanare, ma che non viene mai menzionato direttamente. Alla fine si capisce che pur dichiarando il suo presunto amore, l’uomo sta cercando di convincere la donna ad abortire. Ed e’ anche evidente che lo sta facendo per egoismo, non per amore verso di lei.
E’ questa un’idea? Per niente. E’un pezzo di conversazione origliata che assume un peso straordinario nel giusto contesto. Ma come trovare quel giusto contesto, crearlo, e sapere quando usarlo?
Sono uno dei pochi scrittori che pensa che uno dei segni degli scrittori immaturi e’ iniziare troppo presto. Non solo nei tentativi di pubblicazione, ma anche nei tentativi di convertire un’idea in una storia, o romanzo. Di nuovo, vorrei avere un dollaro per ogni volta che ho sentito qualche aspirante scrittore non pubblicato parlare del romanzo che ha iniziato, di solito un fantasy con un titolo del genere ‘ La spada di Sha-na-nah’, libro primo della Saga di Sha-na-nah, composta da 6 libri, forse 10. Madre di Dio, che hybris! Che arroganza incredibile. In genere le idee che hanno raccolto per questi 6 libri, forse 10 – la stesura della trama, personaggi, idee, temi, e stile, oltre che a un vago piano di imitare George R. R. Martin o Robert Jordan o qualcuno di simile – non basterebbero ad alimentare nemmeno una storia molto, molto breve.
I veri scrittori in genere ponderano le proprie idee molto a lungo, sapendo che un bagliume di idee, trama o personaggi non basta a fare una storia. Lasciano le cose in gestazione. Anche sapendo che la storia crescera’ organicamente raccontandola, hanno abbastanza esperienza da non partire impreparati. Gli scrittori sono gli spazzini per eccellenza: uno scrittore e’ una persona che non si perde nulla.
Harlan Ellison una volta mi spiego’ il processo di gestazione di una storia: e’ come aver creato una piccola macchinetta, con lucine e tutto il resto, ma invece di mostrarla a tutti la butti nella palude del subconscio, da cui ogni scrittore dipende. Li’, sotto lo strato di alghe, la piccola macchina di idee – inutile da sola – inizia a connettersi con le altre cose che esistono gia’ sul fondo scuro. Sul fondo melmoso la macchinetta trova sempre piu’ cose da buttar dentro: uno scheletro, una Buick del ’48, un cappello da cowboy consunto, una tanca da dieci litri di acido carbolico, un pezzo di una vecchia radio Philco del 32, siringhe ipodermiche usate da un tossico, una gamba di cervo masticata separata dalla carcassa, delle cuffiette per Ipod... e durante tutto questo tempo la macchinetta con le lucine intermittenti e’ li’ che salda, unisce, connette, cresce. Alla fine, spesso quando meno te l’aspetti, questa...cosa...si alza dalla palude e viene strisciando, trascinando tutte le sue parti attraverso la broda primordiale, fino alla terra ferma. Solo allora si puo’ iniziare a scrivere.
Lo scrittore esordiente, invece, non rendendosi conto di essere impreparato, si butta a scrivere sulla sua macchinetta da due soldi e poi si chiede perche’ non interessa a nessuno.
Uno dei problemi degli scrittori esordienti al giorno d’oggi e’ che la maggior parte di loro vuole scrivere direttamente romanzi – o serie di romanzi (la temuta Saga di Sha-na-nah) senza saper scrivere, o non averci nemmeno mai provato, nemmeno una storia breve. Anche se e’ vero che molti scrittori in realta’ sono romanzieri piuttosto che scrittori di storie brevi, saltare completamente la fase della storia breve e’ come se un aspirante regista annunciasse che e’ pronto a girare un film ad alto budget senza mai aver preso in mano la cinepresa.
Lo stile semplice di Hemingway e’ totalmente illusorio. L’autore perfeziono’ quella semplicita’ apparente - che in realta’ e’un complesso uso della lingua, notevole nell’escludere piu’ di quanto includa - per anni, prima di scirvere le storie brevi per cui e’ famoso. Oltre a dargli notorieta’, lo stile di quelle storie brevi cambio’ la direzione della letteratura del ventesimo secolo.
Vediamo allora cosa dice Hemingway sull’iniziare, e continuare, a scrivere; e a farlo bene.
Le regole di scrittura di Ernest Hemingway
1. Studia i migliori modelli letterari 2. Domina il soggetto attraverso esperienza e ricerca 3. Lavora in isolamento e con disciplina 4. Inizia la mattina presto e concentrati per diverse ore al giorno 5. Inizia leggendo tutto cio che hai scritto dall’inizio – o dall’ultimo capitolo se si tratta di un romanzo 6. Scrivi lentamente e deliberatamente 7. Smetti di scrivere quando le cose stanno andando bene e sai cosa succedera’, cosi’ da avere abbastanza slancio per iniziare il giorno successivo 8. Non parlare di cio’ che scrivi 9. Non pensare a cio’ che hai scritto una volta che smetti, ma lascia che il tuo subconscio lo elabori 10. Non interrompere un progetto una volta iniziato 11. Mantieni un diario quotidiano dei tuoi progressi 12. Fai un lista di possibili titoli solo una volta finito
I commenti di Dan Simmons alle regole di Hemingway
Vediamo la prima: ‘Studia i migliori modelli letterari’. E’ cio’ che fece Hemingway. Era autodidatta, nel senso che non studio’ scrittura all’unversita’ – la sua universita’ consistette nel guidare ambulanze durante la seconda guerra mondiale – ma nell’inimo Hemingway era un academico. Lesse i migliori autori nella storia della letteratura e assorbi’ da loro tutto cio’ che poteva, mentre allo stesso tempo pianificava e sviluppava il proprio stile distintivo. Se Hemingway fosse giovane adesso, non studierebbe Dan Simmons, o Stephen King o Goerge R. R. Matin come modelli letterari, ma come fece all’inizio del secolo scorso leggerebbe Tolstoy, Turgenev, Twain, Jane Austen, Shakespeare, la Bibbia, Dostoevsky , Conrad, Joyce e altri. Per decadi, nella sua corrispondenza privata, Hemingway uso’ metafore tratte dal puglilato per descrivere con quale grande autore del passato si stesse battendo in un dato momento (‘Ho fatto sei rounds con Tolstoy oggi’). Questo e’ precisamente l’agon’di cui paralno alcuni critici: la preoccupazione con l’influenza, nel senso di cercare i propri antecedenti letterari e tentare di competere con loro, di usurparli – e il bisogno infinito di classificare il proprio lavoro in termine di uguaglianza, o superiorita’, o inferiorita’a quelli.
Probabilmente non siamo esattamente quello che mangiamo – come si suol dire – ma uno scrittore e’ sempre, ineluttabilmente, cio’ che legge. Se leggi roba mediocre e ne fai il tuo modello letterario, forse un giorno il tuo lavoro assurgera’ alla mediocrita’. Studia i migliori modelli letterari e - anche se magari non li eguaglierai mai o anche solo se riesci a stare nel ring per un paio di rounds – la tua scrittura ne guadagnera’ immensamente.
‘Domina il soggetto attraverso esperienza e ricerca’. Notate qui che l’autore maggiormente responsabile per aver cambiato l’idea di scrittore – da capellone isolato in completo di tweed e pipa a un attaccabrighe dal petto peloso che fa safari, pesca d’altura e ama le corride – mette ‘ricerca’ ed ‘esperienza ‘ sullo stesso piano.
‘Lavora in isolamento e con disciplina’. Recentemente stavo pranzando in un pub e il mio amico mi fece notare un ragazzo a un tavolo vicino che lavorava alacremente a un computer portatile. Pensai dapprima che usasse la connessione inernet per controllarsi la posta, ma guardandolo meglio notai che lo schermo era pieno di dialoghi e densi paragrafi di descrizioni. Lavorare a un ristorante puo’ contare come isolamento e disciplina? Potrebbe. Molti scrittori riescono a lavorare ovunque. E tutti amiamo un posto pulito e ben illuminato dove lavorare. Ma perche scegliere un posto cosi’ pubblico? Il rischio e’ di sembrare che stiamo urlando: ‘Ehi! Guardami! Sono uno scrittore!’ I poeti da caffe’, che scribacchiano senza sosta nei loro taccuini a spirale – sempre soli tra l’altro- sono in molti.
E Hemingway razzolava cio’ che predicava sull’isolamento e disciplina?
La risposta e’ si’: da quando era giovane e viveva a Parigi con moglie e figlio appena nato usava i poschi soldi che aveva per affittare una stanza fredda e spoglia dove scriveva per ore. Una volta acquisite fama e ricchezza (e altre mogli) anche se l’ambiente cambiava, il bisogno di isolamento rimaneva: dalla stanza egualemente spoglia dell’Ambros Mundos Hotel a Cuba all’ufficio aperto della sua Finca Vigia. [...]
‘Inizia la mattina presto ...’ Molti scrittori sono mattinieri, mentre altri iniziano piu’tardi e continuano fino a notte fonda. Scrivere di notte non e’ la mia passione, ma in un’era di continue telefonate, messaggi e emails, la notte rimane l’unico periodo tranquillo. La chiave dei consigli di Hemingway qui e’ : ‘concentrati per diverse ore al giorno’.
‘Inizia leggendo tutto cio che hai scritto dall’inizio...’ Cio’ che Hemingway consiglia qui si riferisce a un femoneno praticamente universale tra gli scrittori di cui raramente si parla. Cioe’, entare nella zona. Quasi tutti gli scrittori hanno un rituale che gli permette di entrare in quella trance ad occhi aperti che devono raggiungere prima di iniziare a lavorare. [...]Rileggere cio’ che si e’ scritto fino a quel punto e’ un ottimo modo per entrare nella zona. Ogni storia, romanzo o capitolo tende ad avere le proprie particolarita’ di stile, tono, energie o quello che e’. E rileggere l’ultimo capitolo prima di scrivere anche una sola parola e’ il modo migliore per entrare in sintonia con quello stato mentale e quella cadenza distintiva.
Nel mio caso, scrivo fino a notte fonda, rileggo le pagine sullo schermo la mattina – faccio modifiche – le stampo – faccio altre modifiche a penna – le aggiungo a computer al lavoro del giorno prima, e solo allora inizio a scrivere il proseguimento.
‘Scrivi lentamente e deliberatamente.’ Prima o poi tutti ci arriveremo. Alcuni di noi lo fanno in prima stesura, scrivendo e riscrivendo la frase, il passaggio o l’intera pagina fino a che non siamo soddisfatti prima di proseguire. Non e’ solo una difesa contro la sciatteria di una composizione affrettata. Hemingway che era un romanziere piu’ che uno scrittore di storie brevi – come tutti i romanzieri era un maratoneta piu’ che uno sprinter da 100 metri, e tutti i maratoneti devono imparare a darsi un ritmo, nella scrittura e nella carriera. D’altronde Flaubert ci avverte: ‘Dobbiamo stare in guardia contro quello stato febbrile chiamato ispirazione, che spesso ha a che fare piu’ coi nervi che con la forza. Tutto dovrebbe essere fatto a mente fredda, in modo composto.’
La settima regola di Hemingway ‘Smetti di scrivere quando le cose stanno andando bene...’ puo sembrare strana, ma e’ oro colato. E’ difficilissimo smettere nel mezzo di una scena in cui il tuo protagonista, per esemipio, viene rincorso di notte sul ghiaccio da un’enorme bestia che portebbe essere un orso polare, ma... Basta. A volte e’ necessario continuare quell’ora in piu’ da completare la scena, ma la maggior parte delle volte e’ meglio dire basta. Il subconscio continuera’a scrivere la scena e, in modo composto paragonato alla febbrile ispirazione, trovera’ dettagli da inserire (o da togliere) che se continuassi a scrivere perderesti . Inoltre la voglia di vedere – di leggere – cosa succedera’ sara’ una fonte di ispirazione per riniziare il giorno successivo. Sostenere lo slancio e’ la chiave per completare un’ opera cosi’ assurdamente lunga e difficile come un romanzo.
‘Non parlare di cio’ che scrivi.’ Ancora una volta i consigli di Hemingway aiutano a distinguere gli aspiranti-mai-veramente scrittori dai professionisti. Quasi nessuno scrittore professionista parla in dettaglio del proprio lavoro. Parlando a vanvera del loro lavoro gli aspiranti scrittori sperperano l’energia che il subconscio necessita per continuare a scrivere mentre il corpo e la mente sono tecnicamente in vacanza.
Flaubert discute la tendenza di pianificare e parlare troppo del proprio lavoro nei seguenti termini deliberatamente sessuali: ‘Mi sembra che se puoi analizzare cosi’ accuratamente i tuoi figli prima che nascano, sara’ difficile essere abbastanza arrapato da generarli’.
Hemingway richiama questo concetto nel seguente consiglio: ‘Non pensare a cio’ che hai scritto una volta che smetti, ma lascia che il tuo subconscio lo elabori.’ Ripensiamo alla palude del subconscio con tutte quelle cose che aspettano una connessione. Anche se non e’ possibile forzare queste connnessioni, si puo’ addestrare il subconscio a bramare questi fortuiti passaggi e ottimizare le chances di ottenere queste sorprendenti connessioni. Ancora una volta la qualita’ della vostra educazione – in termini di fatti, esperienze, osservazioni, sensibilita’ per le sfumature del linguaggio, sottigliezze acquisite attraverso la qualita’ ed estensione delle proprie letture – diventa un fattore essenziale nell’attivare il subconscio.
‘Non interrompere un progetto una volta iniziato.’ Questo per me e’ indispensabile. Se inizio un romanzo, devo continuarlo - scavando come una talpa finche non vedo la lucein fondo al tunnel, mesi o anche anni piu’ tardi. Se devo dedicarmi a un altro progetto – per esempio una storia breve per cui ho gia’ firmato un contratto – metto da parte il libro cosi’ da poter dedicare la mia attenzione unicamente a un lavoro per quel periodo; ma il progetto che metto da parte quasi sempre ne soffre. Lo scrittore John Gardner defini’ un romanzo come ‘Un sogno vivido e prolungato’. Questo e’ valido sia per il lettore che per lo scrittore. E per essere vivido il sogno deve quasi sempre essere prolungato.
‘Mantieni un diario quotidiano dei tuoi progressi.’ Hemingway era fissato con le note. Se visitate la sua finca a pezzi a Cuba, e date un’occhiata in bagno, troverete scarabocchi su tutti i muri: note quotidiane del suo peso e pressione sanguigna.
Nella scrittura, col conteggio di parole, tenere note ha vari scopi, ma uno in particolare e’ meravigliosamente utile: quando Hemingway raggiungeva il limite di parole quotidiano che si era imposto, usciva dalla porta e si andava a divertire: a pescare nel golfo con la sua amata Pilar, o a tirare al piattello coi suoi amici, o magari a caccia di spie tedesche e U-boot. Se inizi la mattina presto e scrivi bene, il resto della giornata e’tua per divertirti senza sensi di colpa.
‘Fai un lista di possibili titoli solo una volta finito.’ Questa non e’ una regola ferrea. Alcuni scrittori hanno il titolo chiaro in mente ancor prima di iniziare. Ma cio’ che dice Hemingway ha senso dato che il prodotto finale, se ben scritto, sara’ pieno di sorprese e temi ed eventi che non potevano essere anticipati prima di iniziare a lavorare. Quando Hemingway finiva un lavoro che aveva magari un titolo provvisorio - per esempio il Libro del Pesce – spesso sfogliava la Bibbia o il dizionario delle citazioni per trovare una frase che richiamasse il tono del libro. Da qui ‘E il sole sorge ancora’, preso dalla Bibbia, e ‘Per chi suona la campana’ di John Donne.
Nel prossimo episodio di Scrivere Bene torneremo a parlare di Hemingway - o inizieremo da lui – per riuscire a ripondere a una delle domande piu’ difficili sulla scrittura: cos’e’ lo stile e come cavolo faccio a trovare il mio?
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