Forum per scrittori: La vetrina dello scrittore esordiente

Posts written by hamartia

view post Posted: 31/5/2019, 11:13     ballerino fallito - Alfredo Canovi
Non credo di aver mai letto nulla di te Alfredo, meglio tardi che mai:)!
Secondo me c'è moltissimo potenziale, nel senso che mettere assieme una vignetta coerente e divertente, che contenga tutte le fasi della narrazione, non è un compito in cui tutti riescono.
Mettendo da parte i commenti ideologici che sono tentata di fare, e prendendolo per ciò che è, credo che l'umore 'paradossale' ( che trovo molto italiano, un po' alla Ammanitti) funzioni bene, l'unica cosa lo pulirei un po': sa molto di scrittura di getto, e fare un po' di revisione è sempre un ottimo esercizio. Bravo!
view post Posted: 13/6/2018, 13:37     Riflessioni sullo 'scrivere bene' di Dan Simmons - Manuali e riflessioni sulla scrittura creativa
QUOTE (Terry Taylor @ 6/8/2018, 10:10 PM) 
Rinnovo la mia personalissima gratitudine per questo nuovo capitolo tradotto, Hama!
L'ho letto tutto d'un fiato, con attenzione e facendo mentalmente quello che si fa con gli album di figurine: ce l'ho, mi manca. :P
E' una felicità amara quella che mi prende scoprendo che molte delle caratteristiche da "vero scrittore" ce le ho... Felicità perché, ovviamente, fa piacere sapere di non essere del tutto fuori strada; amara perché, nonostante sembri che io le abbia, non completo nulla di quello che inizio, non produco, non sono una scrittrice e mai lo diventerò (dato che non produco nulla :lol:).

Molto interessanti le regole di Hemingway. La numero 7 (smetti di scrivere a metà di un capitolo particolarmente ispirato) l'ho rivalutata molto, dopo la prima volta che la lessi, e oggi riesco a vederne buona parte dell'utilità. Credo serva soprattutto per spronare i pigri impenitenti come la sottoscritta a continuare, il giorno successivo.

Sulla numero 10 credo di essere la peggiore persona al mondo, dato che inizio e accantono in modo più o meno continuativo. Però trovo che questa sorta di "false partenze" si ricolleghi bene al discorso di lasciar sedimentare una storia, anche e soprattutto quando si crede di averla lì già bella e pronta soltanto da scrivere. Io di solito accantono quando mi rendo conto che la mia orchestra mentale sta suonando note stonate, che non mi convincono affatto e che hanno bisogno d'essere elaborate meglio prima di venir suonate ancora.
Come la mia trama "fantasy-da-dieci-volumi-forse-anche-ventisette" :rolleyes:, per quanto poco fantasy sia e per quanti volumi ancor meno ho scritto (o scriverò), la mollo e la riprendo a fasi alterne, spesso ricominciandola ex-novo, ogni volta è una "falsa partenza" con maggior consapevolezza rispetto alla precedente, poi si ferma a tempo indeterminato perché torna a stonarmi, ma nel mentre la sento lì, venir costruita da quella macchinetta che mette assieme i pezzi nella palude del subconscio.

Poi c'è la numero 4, scrivi in modo continuativo e regolare, che non ho tempo, modo, continuità e - spesso - voglia di seguire. D'altronde è difficile conciliare un lavoro "vero" con la voglia (e il tempo) di scrivere. Sono la prima a sostenere che si tratta di mere scuse, la discontinuità mi appartiene da sempre, tempo libero o non tempo libero, e non fa certo eccezione per la scrittura, anzi, è proprio il punto in cui la sento di più!
Prendere il ritmo sarebbe l'ideale, per una schifosa abitudinaria come me, ma dato che non mi è mai riuscito, forse il motivo principale per cui non diventerò scrittrice è proprio questo handicap :P

Bello, comunque, un articolo davvero molto interessante e gradevole!

Figurati per me e' un piacere e anche molto interessante.
Anch'io pensavo a te leggendolo e al fatto che da quello che ho letto su di te sembra che tu sia aulla buona strada :) E bene potersi misurare con questi standards per prendere ispirazone e migliorarsi!
Credo che molte di queste regole si applichino soprattutto a scrittori professionisti o chi ha il lusso di provare a fare solo quello, infatti Simmons insegna scrittura creativa...
Cmq
view post Posted: 13/6/2018, 13:32     Riflessioni sullo 'scrivere bene' di Dan Simmons - Manuali e riflessioni sulla scrittura creativa
@ Corrado mi fa piacere che questo spunto ti possa aiutare. La disciplina e' fondamentale. Mi piace questo articolo perche finalmente mi chiarisce il conflitto tra la famosa 'ispirazione' che a questo punto secondo me giace nella 'zona' in cui si riesce ad accedere al subconscio, e la disiplina che serve appunto ad allenarsi ad accedervi.
view post Posted: 13/6/2018, 13:30     Riflessioni sullo 'scrivere bene' di Dan Simmons - Manuali e riflessioni sulla scrittura creativa
QUOTE (Palestrione @ 6/7/2018, 08:44 AM) 
Le regole di Hemingway non si possono che condividere, soprattutto quando consiglia i modelli letterari a cui fare riferimento.
Secondo me, comunque, bisognerebbe leggere di tutto, dai classici ai contemporanei. I classici hanno il vantaggio di essere riconosciuti come tali e pertanto la loro qualità letteraria è pressoché indiscussa. Non sappiamo se tra trent'anni anche Baricco, Ammaniti e De Carlo diventaranno classici. Per ora non lo sono.

Sono d'accordo. I classici ci vogliono, ma ci sono autori contemporanei molto bravi che diventeranno calssici e sicuramente espandono sui classici che li hanno preceduti. Non credo che Hemingway al giorno d'oggi leggerebbe gli stessi classici di allora...
Piu' avanti nelle sue lezioni Simmos dice che i classici vanno letti soprattuo per lo stile, dato che le storie non sono spesso piu' rilevanti e appartengono all'epoca in cui sono state scritte. Anche qui non sono totalmente d'accordo. Anche e soprattutto lo stile appartiene a un'epoca, quindi va analizzato in quell'ottica. Al contempo le storie possono parlare di temi e emozioni umane che non tramonteranno mai anche se in contesti storicamente diversi, e anche per quello sono classici.
Io i classici li ho letti abbondantemente a scuola, avendo avuto una buona educazione al linguistico, ma da allora li ho toccati davvero poco...Mi chiedo pero' se abbia senso leggere traduzioni di classici stranieri, considerando che la traduzione spesso fa a pezzi elementi importanti come lo stile, o se non sia meglio (a proposito di stile) concentrarsi su classici nella lingua in cui di scrive.
Comunque mi piacerebbe riniziare a leggerli seriamente, ma data mancanza di tempo e concentrazione spesso carente mi chiedo se ci potessimo mettere tutti assieme (o anche solo Palestrione :D ) a compilare una lista di che ne so, dieci titoli classici fondamentali per qualsiasi scrittore, cosi da orientarmi.
view post Posted: 6/6/2018, 13:08     Riflessioni sullo 'scrivere bene' di Dan Simmons - Manuali e riflessioni sulla scrittura creativa
Seconda puntata

Come si puo’ sostenere lo sforzo di scrivere, una volta iniziato, abbastanza a lungo da costruire un lavoro sostanzioso come un libro?

Ogni scrittore professionista riporta la seguente esperienza:
Sei a una festa. Vieni presentato a qualcuno che conosce la tua professione. Entro in primi 5 minuti in genere ti dicono le seguenti due cose: 1. La persona pensa un giorno di scrivere un libro, ma al momento non puo’ perche’ ha un lavoro vero; e 2. Ha questa idea fantastica, sicuramente un best-seller, e la puo’ condividere con te in cambio di una percentuale del 50% sui diritti di vendita.

Come glielo fai capire che le idee non valgono nulla? Che qualsiasi scrittore ha piu’ idee di quante sia capace a sviluppare in tutta la sua esistenza? E infine che la loro idea non solo e’ stata esplorata in narrativa circa altre 10.000 volte, ma che da sola non basterebbe a scrivere una vignetta, figurarsi un racconto o un romanzo.

Con l’eccezione dell’occasionale stratagemma concettuale come quello usato ne ‘Il codice da vinci’, (che in realta’ e’ una collezione di idee saccheggiate da altri libri e cucite assieme alla meno peggio come una specie di Frankenstein letterario), i romanzi sono raramente guidati da idee; esattamente il contrario dei film di Hollywood, che sono invece prodotti sulla base di concetti esprimibili in una sola frase: Predator e’ Rambo contro Alien.

Pensiamo per esempio a la brillante storia breve di Hemingway, ‘Hills Like White Elephants’. Il punto di vista e’ quello di un qualcuno invisibile, seduto al caffe’ di una stazione, che ascolta una giovane coppia discutere fiaccamente qualcosa di triste, qualcosa che li sta facendo allontanare, ma che non viene mai menzionato direttamente. Alla fine si capisce che pur dichiarando il suo presunto amore, l’uomo sta cercando di convincere la donna ad abortire. Ed e’ anche evidente che lo sta facendo per egoismo, non per amore verso di lei.

E’ questa un’idea? Per niente. E’un pezzo di conversazione origliata che assume un peso straordinario nel giusto contesto.
Ma come trovare quel giusto contesto, crearlo, e sapere quando usarlo?

Sono uno dei pochi scrittori che pensa che uno dei segni degli scrittori immaturi e’ iniziare troppo presto. Non solo nei tentativi di pubblicazione, ma anche nei tentativi di convertire un’idea in una storia, o romanzo. Di nuovo, vorrei avere un dollaro per ogni volta che ho sentito qualche aspirante scrittore non pubblicato parlare del romanzo che ha iniziato, di solito un fantasy con un titolo del genere ‘ La spada di Sha-na-nah’, libro primo della Saga di Sha-na-nah, composta da 6 libri, forse 10.
Madre di Dio, che hybris! Che arroganza incredibile. In genere le idee che hanno raccolto per questi 6 libri, forse 10 – la stesura della trama, personaggi, idee, temi, e stile, oltre che a un vago piano di imitare George R. R. Martin o Robert Jordan o qualcuno di simile – non basterebbero ad alimentare nemmeno una storia molto, molto breve.

I veri scrittori in genere ponderano le proprie idee molto a lungo, sapendo che un bagliume di idee, trama o personaggi non basta a fare una storia. Lasciano le cose in gestazione. Anche sapendo che la storia crescera’ organicamente raccontandola, hanno abbastanza esperienza da non partire impreparati. Gli scrittori sono gli spazzini per eccellenza: uno scrittore e’ una persona che non si perde nulla.

Harlan Ellison una volta mi spiego’ il processo di gestazione di una storia: e’ come aver creato una piccola macchinetta, con lucine e tutto il resto, ma invece di mostrarla a tutti la butti nella palude del subconscio, da cui ogni scrittore dipende. Li’, sotto lo strato di alghe, la piccola macchina di idee – inutile da sola – inizia a connettersi con le altre cose che esistono gia’ sul fondo scuro. Sul fondo melmoso la macchinetta trova sempre piu’ cose da buttar dentro: uno scheletro, una Buick del ’48, un cappello da cowboy consunto, una tanca da dieci litri di acido carbolico, un pezzo di una vecchia radio Philco del 32, siringhe ipodermiche usate da un tossico, una gamba di cervo masticata separata dalla carcassa, delle cuffiette per Ipod... e durante tutto questo tempo la macchinetta con le lucine intermittenti e’ li’ che salda, unisce, connette, cresce. Alla fine, spesso quando meno te l’aspetti, questa...cosa...si alza dalla palude e viene strisciando, trascinando tutte le sue parti attraverso la broda primordiale, fino alla terra ferma.
Solo allora si puo’ iniziare a scrivere.

Lo scrittore esordiente, invece, non rendendosi conto di essere impreparato, si butta a scrivere sulla sua macchinetta da due soldi e poi si chiede perche’ non interessa a nessuno.

Uno dei problemi degli scrittori esordienti al giorno d’oggi e’ che la maggior parte di loro vuole scrivere direttamente romanzi – o serie di romanzi (la temuta Saga di Sha-na-nah) senza saper scrivere, o non averci nemmeno mai provato, nemmeno una storia breve. Anche se e’ vero che molti scrittori in realta’ sono romanzieri piuttosto che scrittori di storie brevi, saltare completamente la fase della storia breve e’ come se un aspirante regista annunciasse che e’ pronto a girare un film ad alto budget senza mai aver preso in mano la cinepresa.

Lo stile semplice di Hemingway e’ totalmente illusorio. L’autore perfeziono’ quella semplicita’ apparente - che in realta’ e’un complesso uso della lingua, notevole nell’escludere piu’ di quanto includa - per anni, prima di scirvere le storie brevi per cui e’ famoso. Oltre a dargli notorieta’, lo stile di quelle storie brevi cambio’ la direzione della letteratura del ventesimo secolo.

Vediamo allora cosa dice Hemingway sull’iniziare, e continuare, a scrivere; e a farlo bene.

Le regole di scrittura di Ernest Hemingway

1. Studia i migliori modelli letterari
2. Domina il soggetto attraverso esperienza e ricerca
3. Lavora in isolamento e con disciplina
4. Inizia la mattina presto e concentrati per diverse ore al giorno
5. Inizia leggendo tutto cio che hai scritto dall’inizio – o dall’ultimo capitolo se si tratta di un romanzo
6. Scrivi lentamente e deliberatamente
7. Smetti di scrivere quando le cose stanno andando bene e sai cosa succedera’, cosi’ da avere abbastanza slancio per iniziare il giorno successivo
8. Non parlare di cio’ che scrivi
9. Non pensare a cio’ che hai scritto una volta che smetti, ma lascia che il tuo subconscio lo elabori
10. Non interrompere un progetto una volta iniziato
11. Mantieni un diario quotidiano dei tuoi progressi
12. Fai un lista di possibili titoli solo una volta finito

I commenti di Dan Simmons alle regole di Hemingway

Vediamo la prima: ‘Studia i migliori modelli letterari’. E’ cio’ che fece Hemingway. Era autodidatta, nel senso che non studio’ scrittura all’unversita’ – la sua universita’ consistette nel guidare ambulanze durante la seconda guerra mondiale – ma nell’inimo Hemingway era un academico. Lesse i migliori autori nella storia della letteratura e assorbi’ da loro tutto cio’ che poteva, mentre allo stesso tempo pianificava e sviluppava il proprio stile distintivo. Se Hemingway fosse giovane adesso, non studierebbe Dan Simmons, o Stephen King o Goerge R. R. Matin come modelli letterari, ma come fece all’inizio del secolo scorso leggerebbe Tolstoy, Turgenev, Twain, Jane Austen, Shakespeare, la Bibbia, Dostoevsky , Conrad, Joyce e altri. Per decadi, nella sua corrispondenza privata, Hemingway uso’ metafore tratte dal puglilato per descrivere con quale grande autore del passato si stesse battendo in un dato momento (‘Ho fatto sei rounds con Tolstoy oggi’). Questo e’ precisamente l’agon’di cui paralno alcuni critici: la preoccupazione con l’influenza, nel senso di cercare i propri antecedenti letterari e tentare di competere con loro, di usurparli – e il bisogno infinito di classificare il proprio lavoro in termine di uguaglianza, o superiorita’, o inferiorita’a quelli.

Probabilmente non siamo esattamente quello che mangiamo – come si suol dire – ma uno scrittore e’ sempre, ineluttabilmente, cio’ che legge. Se leggi roba mediocre e ne fai il tuo modello letterario, forse un giorno il tuo lavoro assurgera’ alla mediocrita’. Studia i migliori modelli letterari e - anche se magari non li eguaglierai mai o anche solo se riesci a stare nel ring per un paio di rounds – la tua scrittura ne guadagnera’ immensamente.

Domina il soggetto attraverso esperienza e ricerca’. Notate qui che l’autore maggiormente responsabile per aver cambiato l’idea di scrittore – da capellone isolato in completo di tweed e pipa a un attaccabrighe dal petto peloso che fa safari, pesca d’altura e ama le corride – mette ‘ricerca’ ed ‘esperienza ‘ sullo stesso piano.

Lavora in isolamento e con disciplina’. Recentemente stavo pranzando in un pub e il mio amico mi fece notare un ragazzo a un tavolo vicino che lavorava alacremente a un computer portatile. Pensai dapprima che usasse la connessione inernet per controllarsi la posta, ma guardandolo meglio notai che lo schermo era pieno di dialoghi e densi paragrafi di descrizioni. Lavorare a un ristorante puo’ contare come isolamento e disciplina? Potrebbe. Molti scrittori riescono a lavorare ovunque. E tutti amiamo un posto pulito e ben illuminato dove lavorare. Ma perche scegliere un posto cosi’ pubblico? Il rischio e’ di sembrare che stiamo urlando: ‘Ehi! Guardami! Sono uno scrittore!’
I poeti da caffe’, che scribacchiano senza sosta nei loro taccuini a spirale – sempre soli tra l’altro- sono in molti.

E Hemingway razzolava cio’ che predicava sull’isolamento e disciplina?

La risposta e’ si’: da quando era giovane e viveva a Parigi con moglie e figlio appena nato usava i poschi soldi che aveva per affittare una stanza fredda e spoglia dove scriveva per ore. Una volta acquisite fama e ricchezza (e altre mogli) anche se l’ambiente cambiava, il bisogno di isolamento rimaneva: dalla stanza egualemente spoglia dell’Ambros Mundos Hotel a Cuba all’ufficio aperto della sua Finca Vigia. [...]

Inizia la mattina presto ...’ Molti scrittori sono mattinieri, mentre altri iniziano piu’tardi e continuano fino a notte fonda. Scrivere di notte non e’ la mia passione, ma in un’era di continue telefonate, messaggi e emails, la notte rimane l’unico periodo tranquillo. La chiave dei consigli di Hemingway qui e’ : ‘concentrati per diverse ore al giorno’.

Inizia leggendo tutto cio che hai scritto dall’inizio...’ Cio’ che Hemingway consiglia qui si riferisce a un femoneno praticamente universale tra gli scrittori di cui raramente si parla. Cioe’, entare nella zona. Quasi tutti gli scrittori hanno un rituale che gli permette di entrare in quella trance ad occhi aperti che devono raggiungere prima di iniziare a lavorare. [...]Rileggere cio’ che si e’ scritto fino a quel punto e’ un ottimo modo per entrare nella zona. Ogni storia, romanzo o capitolo tende ad avere le proprie particolarita’ di stile, tono, energie o quello che e’. E rileggere l’ultimo capitolo prima di scrivere anche una sola parola e’ il modo migliore per entrare in sintonia con quello stato mentale e quella cadenza distintiva.

Nel mio caso, scrivo fino a notte fonda, rileggo le pagine sullo schermo la mattina – faccio modifiche – le stampo – faccio altre modifiche a penna – le aggiungo a computer al lavoro del giorno prima, e solo allora inizio a scrivere il proseguimento.

Scrivi lentamente e deliberatamente.’ Prima o poi tutti ci arriveremo. Alcuni di noi lo fanno in prima stesura, scrivendo e riscrivendo la frase, il passaggio o l’intera pagina fino a che non siamo soddisfatti prima di proseguire. Non e’ solo una difesa contro la sciatteria di una composizione affrettata. Hemingway che era un romanziere piu’ che uno scrittore di storie brevi – come tutti i romanzieri era un maratoneta piu’ che uno sprinter da 100 metri, e tutti i maratoneti devono imparare a darsi un ritmo, nella scrittura e nella carriera.
D’altronde Flaubert ci avverte: ‘Dobbiamo stare in guardia contro quello stato febbrile chiamato ispirazione, che spesso ha a che fare piu’ coi nervi che con la forza. Tutto dovrebbe essere fatto a mente fredda, in modo composto.’

La settima regola di Hemingway ‘Smetti di scrivere quando le cose stanno andando bene...’ puo sembrare strana, ma e’ oro colato. E’ difficilissimo smettere nel mezzo di una scena in cui il tuo protagonista, per esemipio, viene rincorso di notte sul ghiaccio da un’enorme bestia che portebbe essere un orso polare, ma... Basta. A volte e’ necessario continuare quell’ora in piu’ da completare la scena, ma la maggior parte delle volte e’ meglio dire basta. Il subconscio continuera’a scrivere la scena e, in modo composto paragonato alla febbrile ispirazione, trovera’ dettagli da inserire (o da togliere) che se continuassi a scrivere perderesti . Inoltre la voglia di vedere – di leggere – cosa succedera’ sara’ una fonte di ispirazione per riniziare il giorno successivo. Sostenere lo slancio e’ la chiave per completare un’ opera cosi’ assurdamente lunga e difficile come un romanzo.

Non parlare di cio’ che scrivi.’ Ancora una volta i consigli di Hemingway aiutano a distinguere gli aspiranti-mai-veramente scrittori dai professionisti. Quasi nessuno scrittore professionista parla in dettaglio del proprio lavoro. Parlando a vanvera del loro lavoro gli aspiranti scrittori sperperano l’energia che il subconscio necessita per continuare a scrivere mentre il corpo e la mente sono tecnicamente in vacanza.

Flaubert discute la tendenza di pianificare e parlare troppo del proprio lavoro nei seguenti termini deliberatamente sessuali: ‘Mi sembra che se puoi analizzare cosi’ accuratamente i tuoi figli prima che nascano, sara’ difficile essere abbastanza arrapato da generarli’.

Hemingway richiama questo concetto nel seguente consiglio: ‘Non pensare a cio’ che hai scritto una volta che smetti, ma lascia che il tuo subconscio lo elabori.’
Ripensiamo alla palude del subconscio con tutte quelle cose che aspettano una connessione. Anche se non e’ possibile forzare queste connnessioni, si puo’ addestrare il subconscio a bramare questi fortuiti passaggi e ottimizare le chances di ottenere queste sorprendenti connessioni. Ancora una volta la qualita’ della vostra educazione – in termini di fatti, esperienze, osservazioni, sensibilita’ per le sfumature del linguaggio, sottigliezze acquisite attraverso la qualita’ ed estensione delle proprie letture – diventa un fattore essenziale nell’attivare il subconscio.

Non interrompere un progetto una volta iniziato.’ Questo per me e’ indispensabile. Se inizio un romanzo, devo continuarlo - scavando come una talpa finche non vedo la lucein fondo al tunnel, mesi o anche anni piu’ tardi. Se devo dedicarmi a un altro progetto – per esempio una storia breve per cui ho gia’ firmato un contratto – metto da parte il libro cosi’ da poter dedicare la mia attenzione unicamente a un lavoro per quel periodo; ma il progetto che metto da parte quasi sempre ne soffre.
Lo scrittore John Gardner defini’ un romanzo come ‘Un sogno vivido e prolungato’. Questo e’ valido sia per il lettore che per lo scrittore. E per essere vivido il sogno deve quasi sempre essere prolungato.

Mantieni un diario quotidiano dei tuoi progressi.’ Hemingway era fissato con le note. Se visitate la sua finca a pezzi a Cuba, e date un’occhiata in bagno, troverete scarabocchi su tutti i muri: note quotidiane del suo peso e pressione sanguigna.

Nella scrittura, col conteggio di parole, tenere note ha vari scopi, ma uno in particolare e’ meravigliosamente utile: quando Hemingway raggiungeva il limite di parole quotidiano che si era imposto, usciva dalla porta e si andava a divertire: a pescare nel golfo con la sua amata Pilar, o a tirare al piattello coi suoi amici, o magari a caccia di spie tedesche e U-boot. Se inizi la mattina presto e scrivi bene, il resto della giornata e’tua per divertirti senza sensi di colpa.

Fai un lista di possibili titoli solo una volta finito.’ Questa non e’ una regola ferrea. Alcuni scrittori hanno il titolo chiaro in mente ancor prima di iniziare. Ma cio’ che dice Hemingway ha senso dato che il prodotto finale, se ben scritto, sara’ pieno di sorprese e temi ed eventi che non potevano essere anticipati prima di iniziare a lavorare. Quando Hemingway finiva un lavoro che aveva magari un titolo provvisorio - per esempio il Libro del Pesce – spesso sfogliava la Bibbia o il dizionario delle citazioni per trovare una frase che richiamasse il tono del libro. Da qui ‘E il sole sorge ancora’, preso dalla Bibbia, e ‘Per chi suona la campana’ di John Donne.

Nel prossimo episodio di Scrivere Bene torneremo a parlare di Hemingway - o inizieremo da lui – per riuscire a ripondere a una delle domande piu’ difficili sulla scrittura: cos’e’ lo stile e come cavolo faccio a trovare il mio?
view post Posted: 2/6/2018, 13:30     Riflessioni sullo 'scrivere bene' di Dan Simmons - Manuali e riflessioni sulla scrittura creativa
@Terry: mi fa piacere ti sia piaciuta/servita. Anche secondo me ci sono delle chicche.
Ti traduco volentieri il resto, che credo sintetizzero' anche un po'...
L'assenza di scrittori 'genii' secondo sta nel fatto che scrivere un libro sia cosi' complesso. Mentre in matematica o musica e'fondalmente solo un'abilita' che bisogna saper dominare per essere un genio, in scrittura intervengono molte piu' variabili, per esempio uno puo' essere molto bravo nella forma ma non in contenuto ecc.
Poi anche li' bisogna vedere cosa si intende per genio. Per esempio io no sono d'accordo che essistno genii in arte. Picasso se l'e' lavorata. E anche se un artista e' molto bravo tecnicamente, magari mancano idee...
Quello che si penso e' che tutte le arti possono essere apprese. Se hai talento innato fai molto meno fatica. Ma la determinazione e motvazione possono supplire al talento.
La sfrontatezza sicuramente e' un elemento. Piu' rifletto sul successo nella nostra cultura e piu' penso che al 90% sia ambizione di diventare famosi e al 10% talento (o mancanza di tale). Come la sindrome di apparire in tv in qualsiasi veste, costi quel che costi,ma in questo caso in libreria.

@Palestrione
Leggilo, lo consiglio spassionatamente. Per me e' un grande mistero il perche' non sia piu' conosciuto, non solo in Italia ma anche all'estero. Non ricordo nemmeno come mi ci sono imbattuta inizialmente. Forse e' il fatto che per alcuni e' una lettura difficile (un po' tipo Dune) molto ricca (non nello stile, ma proprio densa di contenuto), politica, visionaria insomma tutto cio' che io cerco in un libro ma che la narrativa piu' commerciale disdegna perche' la gente non ha voglia di pensare, o ce lo fanno credere. O se ci metti del tempo a leggere non compri libri abbastanza velocemente. Meglio i ciungam per gli occhi :)
Poi (e qui interviene la teorista di cospirazione che e' in me) la sua saga di Hyperion e' una incredibile riflessione sul destino dell'umanita', e lo scalzamento della nostra civilta' come dominatrice suprema del mondo (quello che trovo incredibile nella fantascienza e' proprio questa abilita' di trattare temi cosi' grandi e profondi in modo cosi' divertente) per cui a qualcuno puo' far storcere il naso...Boh a me sembra che davvero stiamo andando verso idiocracy, e tutto cio' che fa pensare viene snobbato.

Sui critici italiani e la letteratura di genere un po' ti do ragione. Pubblicano delle pesantezze assurde, o diarietti personali che lasciano il tempo che trovano. Poi pero' siamo invasi di cagate di genere americane....E i tentativi di genere nostrani (mi viene in mente tutto il filonedei gialli liguri per esempio) e' pietoso...
view post Posted: 31/5/2018, 11:32     Riflessioni sullo 'scrivere bene' di Dan Simmons - Manuali e riflessioni sulla scrittura creativa
Scrivere bene

Prima puntata

Si puo’ veramente imparare a scrivere bene?

In veste di maestro di scuola elementare per gli ultimi 18 anni, oltre che a quella di educatore talentuoso, consulente nazionale di letteratura, a volte tutore universitario e occasionalmente scrittore in sede per corsi avanzati di srittura per adulti, posso rispondere a questa domanda in modo decisamente positivo se la domanda significa – possono le persone di ogni eta’ migliorare significativamente il modo di scrivere?

So che si puo’ fare. Ho insegnato e visto studenti imparare a produrre lavori di qualita’. Lavorando con ragazzi undicenni qualsiasi, li ho visti raggiungere una padronanza almeno pari se non superiore a quella di studenti degli ultimi anni della scuola superiore che non avevano ricevuto quel tipo di educazione. Come insegnante di ragazzini dotati a livello di scuola media, li ho visti produrre prosa superiore alla maggior parte degli studenti universitari di lettere. Come istruttore di laboratori di scrittura per adulti, ho aiutatao aspiranti scrittori a fare il ‘salto quantico’ – e non e’ poco – che li ha portati a varcare il limite minimo per essere pubblicati.

Ma l’altra domanda implicita nella prima – possono la maggior parte delle persone imparare a scrivere abbastanza bene da essere pubblicate? – e’ quella a cui non posso rispondere.

Essere uno scrittore richiede molti tipi di doti diverse – inclusa la capacita’ di osservare attentamente e oggetivamente, possedere un buon orecchio per le lingue, capire le strutture e i protocolli della narrativa, essere un lettore vorace e analitico, avere la capacita’ di imporre strutture narative al caos quasi infinito che e’ la realta’, essere intelligente e colto, avere il coraggio diessere onesto su argomenti che la maggior parte di noi preferirebbe evitare, e – per la maggior parte degli scrittori - aver ricevuto una solida educazione scolastica ancor prima di iniziare a lavorare sul proprio stile come scrittore. E’ ovvio che molte poche persone possiedano la gamma completa di doti necessarie a diventare scrittori – o per lo meno scrittori capaci di produrre lavori di qualita’ sufficiente a meritare di essere letti da un pubblico di migliaia o milioni di persone.

Se questo sembra elitista, o addirittura arrogante, si consideri il semplice fatto che, secondo diversi studi, negli Stati Uniti, con una poplazione di 30 milioni di persone ( di cui una percentuale sorprendente pensa di poter scrivere narrativa), solo 400 -500 adulti possono vivere solo con i proventi della scrittura. Circa il doppio pubblica occasionalmente ma ha un altro lavoro ufficiale all’universita’ o come istruttori di scrittura creativa [...].
Questa disparita’ scioccante tra gli aspiranti e i professionisti si spiega in parte con la ridotta domanda del mercato editoriale odierno e con il fatto deprimente che solo 6% degli Americani finisce ogni libro che iniziano (solo il 2% legge letteratura in modo serio). Ma la vera ragione dietro alla difficolta’ di scrivere professionalmente e’ che e’ difficile. Terribilmente difficile. Incredibilmente difficile.

Abbiamo una tendenza a dimenticare questo fatto, perche siamo capaci di leggere e di scrivere lettere, note, e-mails, diari personali e altre cose per amici e parenti. C’e’ una cosi’ grande differenza allora tra questa e la scrittura professionale?
Si’.

Non per reiterare il punto, ma scrivere per la pubblicazione e difficile. Terribilmente difficile. La prima cosa che uno scrittore esordiente deve imparare e’ quanto enorme – quanto tristemente, quasi-infinitamente, colossalmente, orribilmente, enormemente enorme – e’ la distanza tra la buona scrittura amatoriale e la vera scrittura professionale. [...]

E non aiuta il fatto che tradizionalmente l’educazione letteraria abbia enfatizzato che per scrivere basta ‘stappare’ il potenziale creativo in ognuno di noi. Lascia uscire lo scrittore che e’ in te, e’ la teoria, e andra’ tutto bene.
Uno dei consigli piu’ importanti di Hemingway sul diventare scrittori e’: “Cio’ di cui ogni scrittore ha davvero bisogno e’ un rilevatore di cazzate a prova di bomba. Ogni vero scrittore ne ha uno.”

Nel nostro caso, bisogna trovarne uno.

I tuoi maestri e professori vi hanno mentito, cari amici. Anche se il talento latente e le riseve di creativita’ possono essere ingredienti essenziali per diventare un vero scrittore, queste cose da sole non servono quasi a nulla.
Tutti sappiamo che esistono giovani prodigi in matematica. Anzi, la maggior parte dei genii matematici hanno passato la china a trent’anni. Se non hanno sfondato a quel punto, probabilmente non ci riusciranno mai.

Ci sono bambini prodigio in musica. Si racconta che a due anni il piccolo Mozart trotterellasse giu’ dalle scale nel mezzo della notte e suonasse un accordo sospeso sul clavicembalo, sapendo che suo padre si sarebbe alzato per finirlo.

Ci sono prodigi artistici come Picasso. Si dice che Andrew Wyeth all’eta’ di sette anni fosse talmente bravo a disegnare al carboncino che il suo maestro gli proibi’ di usarlo per almeno un anno, cosi da non rimanere indietro nelle altre tecniche.

Non ci sono prodigi in scrittura. Nessuno. Nada. Zero.

E’vero che alcuni giovani hanno un orecchio per la lingua e un senso innato del racconto, migliore forse del restante 99% della popolazione. Ma diventare uno scrittore richiede decadi e decadi di esperienza come essere umano - chi vuole leggere la roba di un seppur dotato immaturo diciottenne? – e poi ancora anni e anni di apprendimento alla Parola.

Il ‘Parlamento degli Uccelli’ di Chaucer esordisce con: “ La vita e’ cosi’ breve, l’arte cosi’ lunga da imparare.”
Disciplina. Lettura, per asorbire tutte le tecniche di scrittura. Studio. Sforzo. Sudore. Apprendimento. Maturita’. Ancora disciplina. Ancora stiudio. Ancora lettura. Ancora tirocinio. Ancora maturita’. Ancora disciplina. E poi si puo’ iniziare.

Come parte di quella disciplina tutti gli scrittori devono leggere attentamente e ampliamente per imparare come scrivono gli scrittori. E’ semplice. La buona istruzione puo accorciare notevolmente il tirocinio aiutando a scovare le sottigliezze di stile nel lavoro di altri scrittori migiori, aiutando a vedere le strutture di forma spesso invisibili ma sempre presenti, insegnando a percepire i trionfi e le difficolta’ della giusta scelta dei termini, addestrando a navigare i labirinti della trama – e cosi’ via all’infinito – e ad nauseam.

Un modo per iniziare questo apprendimento e’ ascoltando grandi scrittori parlare del loro lavoro.
Questo suggerisce: ‘regole della scrittura’, e mi immagino la folla urlare che “Non ci sono regole nella scrittura!” In realta’ non e’ cosi’. Come imparare a disegnare e’ necessario per diventare un vero artista o imparare le scale per diventare un musicista, ci sono molte reglole di scrittura da assorbire e dominare. Solo dopo aver acquisito queste basi l’artista, musicista o scrittore puo permettersi di contravvenire alle regole – anche se in realta’ gli esperimetni di stile e le innovazioni nella tecnica della prosa narrativa, moderne o postmoderne – non rompono mai le regole di base; non piu’ di quanto passare all’astrazione nella pittura ad olio corrompa il bisogno di conoscere disegno, prospettiva e teoria del colore.

Non ci sono scorciatoie tramite condotti spazio-temporali nell’apprendimento alla buona scrittura.
Fatte queste considerazioni, in queste prime puntate di Scrivere Bene presentero’ alcune di queste regole di scrittura. Piuttosto che inventarle, le prendero’ in prestito da scrittori che sono di lunga superiori a me. Di lunga. Anni luce e parasecondi e... insomma, si e’ capito.

Ernest Hemingway disse una volta, “La letteratura americana e’ iniziata con Huckleberry Finn”. Questo si puo’ mettere in discussione, e lo e’ stato per decadi, ma quello che intendeva Hemingway e’ che l’America aveva finalmente trovato la sua voce in letteratura - una voce che affrontava i segreti e le ossessioni piu’ profonde della nazione – solo quando Mark Twain perfeziono’ un nuovo naturalismo nel dialogo e nelle descrizioni, qualcosa che non aveva quasi precedenti nella letteratura mondiale fino a quel momento, un nuovo livello di realismo che inizio’ a ridefinire la maggior parte della scrittura americana. Questo non puo’ essere ignorato.

Quindi iniziero’ con le regole di scrittura di Mark Twain.

Vi devo avvertire pero’ che Twain piu’ o meno invento’ queste regole sul momento, come modo molto conveniente per demolire un altro scrittore. Ho raccolto e parafrasato la maggior parte di queste ‘regole’ dal suo saggio al vetriolo: “Le offese letterarie di James Fenimore Cooper”. Twain odiava ardentemente i libri commerciali di Cooper. Riteneva la prosa di Cooper troppo ricercata, elaborata, affettata, pomposa e sciocca [...] e le sue trame stupide e forzate, e che le azioni fossero piene di miracoli poco credibili. [...]

In ogni caso, ecco l’essenza di questa prima puntata di Scrivere Bene.

Le Regole di Scrittura di Mark Twain

1. Una storia deve raggiungere uno scopo e arrivare da qualche parte.
2. Le parti della storia devono essere necessarie alla storia e aiutarne lo sviluppo.
3. I personaggi della storia devono essere vivi, tranne nel caso dei cadaveri, e il lettore dovrebbe riuscire a distinguerli.
4. Le persone nella storia – vive o morte – dovrebbero avere una ragione per essere li’.
5. I dialoghi nella storia dovrebbero suonare umani, suonare come un umano parlerebbe in quelle circostanze, dovrebbero interessare il lettore, aiutare lo sviluppo della storia, e finire quando i personaggi non hanno altro da dire.
6. Quando l’autore descrive un personaggio nella storia, la condotta e dialogo di quel personaggio dovrebbero essere coerenti con la descrizione.
7. L’autore e i personaggi dovrebbero attenersi a cio’ che e’ possibile e lasciar stare i miracoli, o se si avventurano in un miracolo, l’autore deve farlo sembrare possibile e ragionevole.
8. L’autore dovrebbe far interessare profondamente il lettore nei personaggi della storia. I personaggi dovrebbero essere abbastanza reali da far affezionare il lettore a quelli buoni, fargli odiare quelli cattivi e fargli importare cosa succede a ognuno di loro.
9. I personaggi devono essere cosi ben descritti che il lettore puo anticipare immediatamente cosa farebbero in caso di emergenza.
Oltre a queste regole generali, ce ne sono alcune minori:
L’autore dovrebbe:
10. DIRE quello che intende dire, non solo avvicinarcisi.
11. Usare i termini giusti, non i parenti lontani.
12. Evitare un eccesso di parole.
13. Evitare la confusione.
14. Non tralasciare dettagli importanti.
15. Evitare ino stile lasso/pigro.
16. Avere accuratezza grammaticale.
17. Usare uno stile semplice e diretto.


I commenti di Dan Simmons alle regole di Mark Twain.


Sembra ovvio, no?
Forse troppo. Come aspiranti scrittori sicuramente conoscerete gia’ tutte queste regole.
Le conoscete? E io? E gli scrittori professionisti, tanto meno gli aspiranti?

Sospetto che se qualsiasi aspirante scrittore anche solo soddisfacesse tutte queste regole scontate, sarebbe all’85% della strada verso la pubblicazione.

Sembra crudele, ma quando uno scrittore affermato passa del tempo durante un laboratorio con aspiranti scrittori – soprattutto adulti che pensano di essere a un passo dalla pubblicazione – e’ molto simile a quando un adulto si imbatte in un gruppo di bambini di sei anni che giocano a baseball senza conoscerne le regole: [...] in altre parole e’ il caos. Puo’ essere divertente da guardare e sicuramente e’ un gioco creativo... ma non e’ baseball. [...]

Scrivere non e’ decisamente uno sport di squadra – e’ stato descritto come: ‘quella cosa vergognosa che si fa da soli a porte chiuse’ - ma come ogni sport (o pittura, musica, matematica, o qualsiasi arte) possiede una serie di regole complesse che bisogna saper padroneggiare. Come scrittore esordiente le si possono ignorare solo dopo averle padroneggiate.

La prima regola di Twain sembra quasi un insulto nella sua ovvieta’, ma la maggior parte dei tentativi narrativi di scrittori esordienti non va in effetti da nessuna parte. In un contesto diverso, una volta Twain disse che leggere una storia e’ un po’ come prendere un treno – cioe’ hai pagato il biglietto e c’e’ un certo senso di frustrazione a stare seduti sul treno fermo in stazione, mentre fuori dal finestrino succede di tutto, e alla fine devi scendere dal treno e sei al punto di partenza.

Vi sorprenderebbe sapere quante storie amatoriali terminano al punto di partenza.

“Le parti della storia devono essere necessarie ...” Di nuovo, quasi un insulto all’intelligenza di noi aspiranti scrittori. Fino a che uno non impara a leggere le proprie storie con un occhio clinico, adottando la spietatezza necessaria a sacrificare la maggior parte delle proprie adorate frasi e capitoli se non fanno avanzare la storia in piu’ di un modo. La mia regola personale e’ che nessuna scena dovrebbe essere presente in un libro a meno che non faccia procedere la storia o la narrazione (per esempio descrivere un personaggio) in almeno tre modi, nessuna pagina in una novella, e nessuna frase in una storia breve.

Creare un dialogo realistico, importante, necessario e interessante e’ una delle parti piu’ difficili da imparare, ma l’avvertimento di Twain ai personaggi ( e al loro autore) di tacere quando hanno esaurito le cose da dire e’ piu’ profondo di quanto si pensi. Sapere quando iniziare e finire – non solo nel dialogo ma anche nella storia, scena, capitolo o libro intero – e’ un’altra parte ardua dell’apprendimento, e le finte-partenze e le mancate fini sono uno dei segni piu’ comuni di scrittura amatoriale.

Anche le regole minori di Twain si potrebbero studiare per mesi senza mai afferrarle pienamente. “Usare i termini giusti, non i parenti lontani” sembra abbastanza semplice, ma se lo e’ perche’ cosi’ pochi autori pubblicati – figurarsi esordienti – ci riesce? Twain disse una volta: “La differenza tra la parola giusta e la parola quasi giusta e’ come la differenza tra il fulmine e la lucciola.”

Gli artisti visivi hanno gli olii, gli acrilici, la tempera, gli acquarelli, i pastelli, le matite colorate, i pennarelli, la grafite, i carboncini, le penne a china, l’aerografo, l’incisione, la grafica digitale, la litografia...quantita’ di strumenti tra cui scegliere come mezzo di espressione.

Gli scrittori hanno le parole. Solo quelle.

Da Eschilo a Shakespeare, da Dickens a Pynchon e oltre, e’ tutto cio’ che gli scrittori hanno nella loro cassetta di attrezzi. E tutto cio’ che mai avranno.

Parole.

La differenza tra la parola giusta e la parola quasi giusta e’ come la differenza tra il fulmine e la lucciola.

La prossima puntata chiedero’ a Ernest Hemingway di raggiungerci e darci qualche consiglio su cosa fare con quelle parole.
view post Posted: 31/5/2018, 11:28     Riflessioni sullo 'scrivere bene' di Dan Simmons - Manuali e riflessioni sulla scrittura creativa
QUOTE (Terry Taylor @ 5/30/2018, 08:13 PM) 
Mi sento ignorante perché non ne ho mai sentito parlare... e mi sembra strano, dato che si occupa di scrivere proprio i generi dei quali vado a caccia selvaggia :o:
Mi incuriosisce e affascina già dalle prime parole che leggo su Wikipedia:

"Simmons ha sconfinato in diversi altri generi quali l'horror, il giallo e il fantasy, a volte nello stesso romanzo"

Come cacchio ho fatto a perdermelo? :woot:

Sembra strano anche a me che per molti sia sconosciuto, per esempio in questo forum mi sarei apsettata che molti lo conoscessero...
Oltre ad abbracciare i generi di cui sei appassionata, lo fa anche molto, molto bene. Secondo me e' un genio. io mi ero imbattuta in Hyperion, il primo dei 4 libri della serie, nel pleistocene (lol) quando avevo vent'anni. Nessuno quasi lo aveva mai letto e io l'avevo assolutamente adorato. Poi l'ho ritrovato in un charity in Irlanda, riletto in inglese, ripiacuto da matti, letto anche il secondo. Ora anni dopo li ho ricercati in biblioteca e li sto rileggendo e continuo a pensare che sia un genio incontestato. Ripeto, e' forse il libro piu' bello che abbia mai letto. Avvincente, sorprendente ma soprattutto colto e profondo, con temi importanti. A parte saper scrivere, che non e' poco, secondo me combina l'immagnazione piu' incredibile e sfrenata, con la ricerca minuziosa, soprattutto dal punto di visto tecnica, con un incredibile, meraviglioso senso di umanita'. I personaggi sono indimenticabili e le storie d'amore le piu' belle che abbia mai letto.
Ti prego, leggiti almeno Hyperion, almeno ne posso parlare con qualcuno :lol:




Quanto agli articoli, detto fatto :) E' anche un modo per me per leggerli in modo approfondito e praticare la dattilografia :)
Qui va il primo, ce ne sono quattordici, non so quanto saro' costante, anche perche in versione non revisionata e' abbastanza prolisso, il che ci fa scorgere il lato umano degli scrittori e quanto lavoro vada tra la prima stesura di getto e il lavoro finito.
view post Posted: 30/5/2018, 11:39     Riflessioni sullo 'scrivere bene' di Dan Simmons - Manuali e riflessioni sulla scrittura creativa
Recentemente mi sono imbattuta in questa serie di articoli sulla scrittura di Dan Simmons, secondo me il piu' grande autore nel genere fantascientifico e orrore, in cui stranamente non mi sono mai imbattuta su questo forum. I cantos di Hyperion credo siano i miei libri preferiti in qualsiasi genere.
Comunque, oltre ad essere un grande scrittore Dan e' anche un professore di letteratura inglese, da qui il fatto che i suoi libri siano particolarmente colti e pieni di riferimenti classici.
In questa serie di articoli l'autore propone le sue riflessioni e consigli piu' i suoi commenti ai vademecum dei grandi autori classici (Hemingway, Twaine).
A me sembra interessantissimo. Purtroppo e' in inglese, ma se qualcuno fosse interessato posso tradurlo volentieri.

www.dansimmons.com/writing_welll/archive/2006_01.htm
view post Posted: 15/3/2018, 09:06     Vendetta siberiana - Angela Catalini
piaciuto anche a me, originale, ben scritto!
view post Posted: 15/3/2018, 09:02     I 277 utenti di marzo 2018 - sp3ranza
questa mi e' piaciuta. scioccante la modella..
view post Posted: 22/12/2017, 11:58     [08 settembre 2017] Lezione 3 - Gli Esercizi
Allora, finalmente riesco a risponderti. E' molto accurato e ben delineato, e combacia con l'esercizio quindi e' facile da seguire. E' una storia colta e raffinata, per cui molto intrigante.
Ho alcuni commenti prendere-o-lasciare, chiamamoli piu' idee che non sono ne critiche ne giudizi ma spunti per intavolare una discussione sul contenuto dell'esercizio.
In ordine sparso:
La DDP: mi sembra che come l'hai formulata stai perdendo un'occasione per creare maggior conflitto e tensione: attraverso una disciplina ferrea, il padre ha imposto a E. la sua visione del mondo e i suoi valori. Da come la metti tu, riuscira’ E a elevarsi attraverso i metodi e valori ereditati dal padre sembra che a. E sia privo di volonta’ sua e b. non e’ congruente con cio che normalmente succede in questi casi, ovvero che per via dei metodi severi si crei un conflitto interiore nel protagonista tra il soddisfare la volonta’paterna e il suo bisogno di autonomia/ribellione/affermazione. Inoltre non e’ particolarmente interessante, perche non e molto evidente cosa c’e’ in ballo se riesce o fallisce.
Inoltre il desiderio del protagonista di elevarsi e’ un mezzo per soddisfare il desiderio puo’ interno che sarebbe: seguire la volonta’ del padre. Questa DDP (seguira’ E la volonta’ del padre) e’ molto piu’ interessante e piena di risvolti, nel contesto di un possibile conflitto col padre.
Il fatto di elevarsi o meno sarebbe interessante da solo se ci fosse in ballo dell’altro (che ne so una sorellina deforme da curare, che senza soldi non si puo ), allora la domanda sarebbe: riuscira’ E a salvare sua sorella...Non so se mi segui.
Quindi nella scaletta manca un po di conflitto (interiore ed esteriore) che potrebbe arricchire la tensione e interagire con gli ostacoli che gli butti addosso (bada che pero’ non ho riletto la descrizione del personaggio in uno degli esercizi iniziali dove probabilmente lo identifichi – mea culpa).
Mi sembra che da come presenti questa scaletta, sembra piu’ un analisi dei fatti che uno script. Cioe’ formuli i vari punti non come eventi che succedono – magari accompagnati da una spiegazione del perche – ma come una spiegazione e basta.
Per esempio, nella sezione ostacoli principali:
2. la sua povertà improvvisa quanto imprevista;
Questo non e’un evento. Un evento sarebbe, siccome non ha soldi E non puo comprarsi un libro molto importante per superare un esame fondamentale per i suoi studi, giacche’ e’ rimasto improvvisamente orfano.
Esempio del cetriolo, ma spero di essermi spiegata.
Allo stesso modo anche la crisi / climax potrebbe essere sottolineata maggiormente come tale. Cioe’ negli eveni a cui ti riferisci (che sono quelli del racconto di 500 parole) nello scambio di opinioni tra E e la suora, secondo me non c’e’ abbastanza in ballo. Cioe’ non si evince se quelle parole effettivamente avranno conseguenze forti. In teoria si. Ma non traspare dalla situazione. Cioe’ non e’ particolarmente evidente cosa comporta la situazione. Noi sappiamo che e’un istituto. Se tu per esempio ci dicessi piu’ chiaramente che in quel posto la gente rimane abbietta, se l’ansia di E quando se ne rende conto fosse piu’ evidente (magari cercando di scappare), se lui insistesse per andare in un altro istituto migliore dal punto di vista academico, magari a tinte piu forti, allora la risposta della suora avrebbe maggior portata. O anche rivelando piu nitidamente cosa pensa la suora, quali sono i suoi piani riguardo al futuro di E. Non, so secondo me lo devi estrapolare/esplicitare un po’...
view post Posted: 14/12/2017, 13:34     Lungo i binari - 8 - Tommaso2
Ti spieghi :)
una delle caratteristiche dei buoni scrittori e' l'umilta'...non pensano mai di essere pronti. Ne' io ne Terry ti suggeriremmo di pubblicare se non fossimo piu' che convinte che sei in grado. E' ovvio che anche tu scrivessi il romanzo perfetto (ma la perfezione si sa non esiste...e meno male...diceva Leonard Cohen: everything has cracks, that's how the light gets in) ci sono un sacco di fattori in gioco: nepotismo, logica commerciale, miopia ecc. Pero' io credo che sia meglio provare a pubblicare un romanzo che non ti soddisfa piuttosto che quello che perfetto che non scriverai mai. Anche perche se non ti metti alla prova (adesso che non hai nemmeno diciottanni) non potrai mai acceddere agli incredibili insegnamenti che permette il mettersi in gioco e perche no, fallire. Nessuno scrittore ha avuto il successo su un piatto d'argento, senza fallire e rialzarsi e riprovare fino a riuscirci. Tu hai un ovvio talento ed e' tua responsabilita dividerlo col mondo. O no, e vivere con le conseguenze.
Dici d aver paura di crescere. Io mi relaziono a questo, ho iniziato a sentirmi vecchia a 25 anni. Se ci penso adesso, 15 anni piu tardi, mi vien da ridere. Tutto cio a cui serve e' perdere occasioni. E perdiamo occasioni per proteggerci dalle delusioni e dalla vulnerabilita'. Ma se ci permettiamo di sentire queste emozioni seppur negative, e' li che risiede la vera crescita, quella che non fa paura.
view post Posted: 13/12/2017, 12:54     +1Lungo i binari - 8 - Tommaso2
Non ho letto gli altri commenti, premetto.
Ma...
Letto d’un fiato, il mistero mi ha spronato davvero a continuare e l’affezione coi personaggi.
Bella l’atmosfera, lo vedo come un connubio tra Spielberg, e le sue ‘coming of age stories’ degli anni ottanta, e Poe, in cui l’orrore sta nella fisicalita’ della scoperta e in cio’ che evoca, piu’ nel mistero di eventi inspiegabili.
Continuo a pensare che in te il talento dello scrittore e’ innato ed evidente. Gli elementi di una storia originale, avincente e ben confezionat ci sono tutti e nel posto giusto: l’ arco narrativo e’ ben costruito, si vede sei andato a lezione ; le descrizioni sono convincenti, forse aggiungerei qualche dettaglio in piu’ sui luoghi, le osservazioni cadono a puntino, sostengono la trama e continuano a sorprendermi, data la tua eta’, i personaggi sono ben dettagliati e non faticano a portare il lettore con loro.
E’ evidente il tuo proprio stile, importante criterio per la srittura promettente: gli accostamenti originali di termini e il tuo modo vivido di descrivere dettagli fisici che contribuiscono all’atmosfera sinistra.
Credo sia una delle prime stesure, quindi ci vorrebbe un po’ di editing per alcuni typos, alcune frasi un po’ piu goffe o ripetitive, ma e’ roba minima che puoi fare tranquillamente tu dopo averlo lasciato marinare un po’.
Ometterei la spiegazione di cosa e’ il codice morse, abbastanza comune da aspettarsi che la magior parte dei lettori la conoscano, e forse introdurrei un po’ di spiegazione su come Nicola abbia scoperto il suono dal terreno.
Infine una nota tecnica: la suddivisione come l’hai fatta ha aiutato enormemente nella lettura. Bravo!
view post Posted: 30/11/2017, 13:02     [08 settembre 2017] Lezione 3 - Gli Esercizi
Secondo me ci hai dato sia come suddivisione delle parti che DDP.
Anche a proposito del tuo esercizio, credo che a volte la DDP abbia diverse sfumature, non per questo non e' detto che non sia chiara. Poi, non e' il caso nel mio testo ma nel tuo che si rifa' a un romanzo, credo che ce ne possa essere piu' di una contemporaneamente, tenendo conto di trame, sottotrame e cambiamenti o viaggi dei vari personaggi.
QUOTE
Lo dico perché su questo personaggio sto scrivendo un altro pezzo, stavolta molto meno di 500 parole (ne saranno al massimo 200), in cui dovrei render chiaro un messaggio forte. Ho tutti i presupposti e delle premesse adeguate per riuscirci in relativa facilità... ma ci sto su da settimane!

Di cosa si tratta? Magari se lo posti ti possiamo dire la nostra..
605 replies since 24/8/2016