James aveva concluso di essersi fatto suggestionare dall'incontro con la zingara al mercato, per cui aveva dimenticato il sogno e si era diretto all'azienda.
<< Signor Warren, ecco il suo progetto >>, aveva detto, sperando che il suo lavoro gli avrebbe quantomeno ridato la sua precedente posizione aziendale.
<< Oh, mio caro James >>, aveva risposto lui.
<< Sei stato davvero rapido, e il progetto mi affascina. Si, credo che potrei proporlo alla prossima riunione. Ah, dimenticavo >>.
Il volto di James si era illuminato. Forse il momento era arrivato.
<< Questa sera dovresti sostituire Wilson nel turno di notte, è in malattia. Buon lavoro >>, aveva detto il presidente Warren, ed era uscito dallo studio.
James si sentiva in preda alla collera. Alan Wilson era il genere di impiegato nullafacente, con il grado più basso, che non perdeva occasione per rubare giorni di ferie. "
Altro che promozione ", aveva pensato.
Tornato a casa aveva riferito a sua moglie dell'incontro con il presidente, e lei si era limitata ad annuire e rispondere << Lo so che è stressante, caro, ma resisti, se il progetto verrà accettato alla riunione dovranno per forza promuoverti >>.
James, per niente rincuorato dalle parole di sua moglie, si era seduto sulla poltrona, con una tazza di caffè in mano e lo sguardo fisso nel vuoto.
<< Papà, giochiamo? >>, lo aveva chiamato Mike.
<< Non oggi, campione. Papà non sta bene >>, aveva risposto lui.
<< Oh, ok >>, si era limitato a rispondere tristemente suo figlio, ed era andato in camera sua a giocare da solo.
Ormai era sera, e dopo una cena veloce James aveva dato un bacio a sua moglie, accarezzato i capelli color rame di suo figlio, ed era uscito di casa.
Era arrivato puntuale al lavoro, ed aveva incontrato il suo amico Bill Ramsay.
<< Ehi, James! Turno di notte? >>, aveva detto lui.
<< Lasciamo stare, Bill >>, aveva risposto James. << Copro il turno di Wilson>>.
<< Ah, Wilson. Sicuramente avrà mandato una delle sue solite malattie. Io vado a casa, amico. Ti auguro una buona nottata >>. Con quelle ultime parole Bill aveva preso il suo giaccone, ed era tornato a casa.
James era solo, intento a ordinare pile di documenti, maledicendo Alan Wilson di tanto in tanto.
Aveva finito di mettere in ordine tutto quanto dopo quattro ore, per cui aveva deciso di dormire fino al cambio di turno.
Erano le 05.20, quando James aveva sentito dei passi nel corridoio.
"
Che sia Robert? Allora non ero solo ", aveva pensato.
Robert Blane era il vecchio guardiano, che nei turni notturni camminava per i corridoi dell'azienda. Quando non era intento a ubriacarsi nel suo stanzino, certo.
Aveva preso la sua torcia ed era entrato nel corridoio.
<< Rob, sei tu? >>, aveva gridato James.
<< Sono James Anderson. Non sapevo che fossi qui >>, aveva aggiunto.
Dal corridoio non era giunta nessuna risposta, ma il rumore dei passi era cessato improvvisamente.
Nell'edificio adesso regnava il silenzio, mentre James percorreva il lungo corridoio.
All'improvviso il rumore era ricominciato, ma questa volta i passi erano più pesanti, sempre più vicini.
James aveva paura, e indietreggiava lentamente, mantenendo lo sguardo fisso verso l'oscurità davanti a lui.
I passi stavano accelerando, qualcuno stava correndo verso di lui.
Di nuovo, i passi si erano interrotti.
James non riusciva a muoversi, era consapevole che qualcuno era fermo a pochi metri da lui, avvolto dalle tenebre.
<<...
James...>>, aveva sussurrato una voce alle sue spalle.
James si era voltato e si era trovato faccia a faccia con sua moglie.
<< Claire? >>, aveva detto lui, sorpreso. << Che ci fai tu qui? >>.
Subito dopo la sua domanda James si era messo ad urlare in preda alla paura.
Le guance di Claire si erano aperte congiungendosi alla bocca, creando un sorriso terrificante e rivelando una fila di denti seghettati. I suoi occhi erano spalancati ben oltre il limite umano, e con la bocca sanguinante e una voce agghiacciante aveva detto <<
Coșmarul >>.
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