"Con la nostra immaginazione possiamo andare ovunque." (Brian Jacques) Moderatore di sezione - Group:
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West Stark, California, 1981
Agli spettatori che entravano al Burnout Drag Strip, oltre ai biglietti, venivano forniti anche tappi per le orecchie. Servivano per proteggere l’udito dal suono intenso provocato dai propulsori dei dragster in gara. Derick Stanley osservava i tappini gialli nel palmo della sua mano. Al tatto gli ricordavano i pezzetti che si divertiva a staccare dalla spugna da bagno. ‒ Che potenza hanno in decibel i dragster, papà? ‒ Non lo so, Derick. Fanno un bel po’ di rumore. ‒ Il motore di un dragster a pieno regime, di solito genera circa centocinquanta decibel. ‒ intervenne un tifoso dai capelli lunghi e bianchi, in fila per entrare. ‒ Uao! ‒ Fece Derick. ‒ Per fare un paragone ‒ continuò l’uomo ‒ è più forte di un colpo di pistola sparato a un metro di distanza. ‒ disse. Loyd Stanley rivolse un sorriso al signore dai capelli lunghi. ‒ Io non ne so niente di dragster ‒ disse ‒ l’appassionato è il mio ragazzo. ‒ Oggi è il suo compleanno ‒ continuò ‒ e la sua prima gara dal vivo. L’uomo fece segno col pollice alzato. ‒ Vedrà che si divertirà. ‒ disse. Derick sentiva di aver già preso una certa confidenza col tizio che avanzava lentamente assieme a lui e ad altre centinaia di tifosi pressati come sardine. ‒ Secondo lei chi vincerà? ‒ chiese Derick. ‒ Lionel Pollard senza ombra di dubbio. ‒ Rispose l’uomo. Per quanto glielo consentisse la folla, si girò e mostrò con orgoglio la foto del Rocketdrill stampata sulla schiena della t-shirt bianca, appena coperto dalla sua capigliatura. Derick si infilò i tappi in tasca mentre conquistava con passo flemmatico, centimetro dopo centimetro, l’accesso agli spalti. Una voce gracchiante usciva da un altoparlante arrugginito e dava il benvenuto agli spettatori. ‒ Signore e signori, benvenuti al Burnout Drag Strip. Tra poco inizieranno le sessioni eliminatorie della Top Fuel Racing, la categoria più veloce della NHRA. Derick stava prendendo posto assieme al padre, sui gradoni di cemento delle gradinate. ‒ Diavolo! ‒ Mormorò ‒ Sembra di stare seduti su una stufa accesa. Il sole torrido produceva dei peculiari fenomeni ottici sul manto asfaltato del rettilineo, dando l’impressione di solitarie pozzanghere d’acqua che riflettevano oggetti e mezzi. Sulla lunga striscia catramata, un dragster usciva da un box e si avvicinava alla linea di partenza. I meccanici dei vari team, stavano concludendo le ultime messe a punto ai potenti motori, mentre i piloti indossavano i loro variopinti caschi integrali. Alcuni, prima delle gare, facevano dei riti scaramantici o trucchetti magici, come li chiamavano loro. Certuni facevano dei gesti ripetuti. Denny Aguilar, usava baciare tre volte il suo casco, mentre Cliff Loren Rose, prima si infilava sempre lo scarpino destro. Un meccanico dentro una tuta arancione e nera, faceva il pieno di carburante a un dragster. ‒ è benzina, papà? ‒ No. Ho letto che usano una miscela di nitrometano e metanolo. Roba forte. Derick stava leggendo il programma delle gare. I dragster gareggiavano a coppie, con eliminazione diretta. Correvano affiancati con partenza da fermi. Una formula semplicissima. Si mise a leggere ad alta voce. ‒ La Top Fuel è la classe più veloce. La distanza della strip è di mille piedi. I dragster la percorrono in circa 4-5 secondi, toccando punte di 515/520 chilometri orari. A causa dell’accelerazione brutale dei mezzi, i piloti sono sottoposti a una forza di gravità pari a circa 6 G per tutta la durata della gara. Caspita! Alla sua sinistra, sedeva il signore dagli slanciati capelli nivei. ‒ Se ti interessa, quello vicino ai fusti di carburante è il Rocketdrill. ‒ disse. Derick si protesse gli occhi dal sole con la mano sulla fronte. ‒ La vedo! ‒ Papà ‒ disse continuando a leggere ‒ qui dice che Lionel Pollard e il suo Rocketdrill, hanno vinto le ultime quattro edizioni del NHRA Top Fuel. Loyd Stanley estrasse un cappellino rosso con visiera dalla tasca dei jeans. ‒ Metti questo, il sole è spietato oggi. ‒ A causa delle violente accelerazioni dei dragster ‒ continùò a leggere Derik ‒ molti piloti subiscono il distacco della retina dovuto ai violenti spostamenti indietro del corpo. ‒ Quindi diventano ciechi? ‒ chiese al padre. Loyd Stanley si strinse nelle spalle. La voce dello speaker annunciò che erano presenti quasi ventimila spettatori, circa duecento in più della stagione precedente. Derick osservava le linee lunghe e piatte dei dragster. Era incredibile come quegli strani mezzi, dall’aspetto così fragile, potessero raggiungere velocità da urlo. ‒ Le ruote davanti sembrano quelle della mia bicicletta. ‒ Osservò Derick. Il divario tra le gomme anteriori e quelle posteriori era quasi esagerato, eppure quelle vetture erano studiate apposta per resistere alle vibrazioni dei loro mostruosi propulsori. ‒ L’anno scorso qui è morto un pilota. ‒ disse l’uomo dai capelli bianchi. ‒ Ah, sì? ‒ chiese sorpreso, ma non troppo, Loyd Stanley. ‒ Al suo dragster è esploso il motore poco dopo la partenza. È perito nelle fiamme nonostante i sette strati di Nomex della sua tuta Simpson. Nessuno ha potuto fare nulla. L’uomo allungò la mano destra a Loyd Stanley. ‒ Mi chiamo Hodges, Bernie Hodges. ‒ Piacere ‒ rispose Loyd stringendo la robusta mano di Hodges ‒ Loyd Stanley. Lui è mio figlio Derick. Hodges diede un paio di lievi pacche sulla gamba del giovane, in segno di cameratesca cordialità. ‒ Mi pare che incomincino. ‒ disse Loyd, indicando un paio di dragster che si avvicinavano alla linea di partenza. ‒ Non ancora, papà ‒ precisò Derick ‒ stanno eseguendo il burnout. ‒ E sarebbe? ‒ Molti piloti spesso, usano questa pratica per pulire e riscaldare gli pneumatici ‒ disse ‒ inoltre, in questo modo si applica uno strato di gomma fresca sulla superficie della pista, che migliora notevolmente la trazione durante il lancio. ‒ Bravo Derick ‒ intervenne Hodges ‒ ottima precisazione. ‒ L’ho letto sull’opuscolo. ‒ disse il ragazzo. La voce metallica dello speaker si fece di nuovo sentire, annunciando la prima sfida dei quarti di finale. Tra poco si sarebbero affrontati Devon Daugherty e il suo Battlewing dalla livrea rossa con il simbolo di Batman sulle fiancate, e Gilbert Parrish, sul Darkflyer, tutto nero con la scritta U.S. Army impressa sui fianchi. Dietro ogni dragster, era applicata un’alta appendice aerodinamica a profilo alare, per impartire al retrotreno un aumento della stabilità della vettura. ‒ Emozionato, Derik? ‒ Emozionatissimo, pà! I due dragster erano schierati sulla linea del via, nel mezzo stava il semaforo con due fanali rossi illuminati. In poco più di un secondo, si accesero sei luci gialle e poi due verdi. I due bolidi schizzarono via, sembravano pallottole sparate da fucili. I tubi di scarico vomitavano gas e residui di nitrometano che si incendiava a contatto con l’ossigeno atmosferico, generando guizzanti lingue di fuoco. ‒ Guarda come sculetta ‒ gridò un uomo obeso vicino a Hodges ‒ sembra la cameriera del Border House. Dopo un attimo di sbandamento iniziale, il Battlewing si aggiudicò la manche con un tempo di 4,567 secondi a 517 km/h. Le altre tre gare dei quarti di finale, si svolsero senza incidenti. Tra i semi-finalisti risultava anche il campione Lionel Pollard. ‒ Ti diverti, Derik? ‒ chiese Loyd. ‒ Certo papà. Bernie Hodges si piegò in avanti, stringendo i pugni sul basso ventre. Strinse gli occhi e i denti, lanciando un gemito gutturale. ‒ Che le succede, Bernie? ‒ chiese preoccupato Loyd Stanley. ‒ è la prostata ‒ disse con una smorfia ‒ quando arrivi a una certa età... Non finì la frase, ma lanciò un sorriso eloquente verso Loyd. ‒ A ottobre saranno sessantasei. ‒ disse, strizzando l’occhio a Derik. ‒ Devo andare alla toilette, ma prima ho bisogno di prendere un paio di queste. Hodges mostrò una coppia di pillole sferiche e giallognole sul palmo rugoso della mano. ‒ Papà, dovrei andare al bagno anch’io. ‒ Puoi accompagnare il signor Hodges. Bernie prese per la mano Derik e insieme scesero la scalinata. ‒ Ci tenga il posto, signor Stanley. Loyd fece un cenno di okay con la mano.
I bagni erano pieni, i tifosi approfittavano della pausa tra una sessione e l’altra per svuotare le proprie vesciche. ‒ Come va, signor Hodges? ‒ chiese Derik. ‒ Meglio, ragazzo, grazie. ‒ Dovrò decidermi a farmi operare. Si aprì una porta, un uomo in camicia a quadri uscì allacciandosi i bottoni della patta dei jeans. ‒ Vai, Derik. ‒ disse Hodges. ‒ No, no, signor Hodges, prima lei. Mentre Bernie era nel WC, Derik si guardava intorno, osservando i tanti numeri telefonici e scritte oscene che imbrattavano muri, stipiti e porte; perfino sugli specchi. Notò due uomini entrare dal corridoio. Portavano entrambi occhiali da sole a goccia. Uno di loro era calvo e si guardò alla specchiera, sistemandosi la giacca di lino. “Portare una giacca con questo caldo” pensò Derik. Un altro tifoso liberò uno dei gabinetti e Derik ci sgattaiolò dentro. C’era una gran puzza di piscio e il pavimento era cosparso di strisce di carta igienica imbevute in un miscuglio di acqua e urina. Derik arricciò il naso. Hodges era uscito poco dopo che il ragazzo entrasse nell'altro bagno, e si stava levando le mani. ‒ Il signor Bernie Hodges? Hodges alzò la testa e vide i due uomini con gli occhiali da sole a goccia. Li osservava dallo specchio, senza voltarsi. ‒ Chi vuole saperlo? L’uomo calvo estrasse dalla giacca una foto in bianco e nero, ingiallita e crepata mostrandola a Bernie Hodges. L’immagine era abbastanza chiara da mostrare un giovane ufficiale delle SS naziste. ‒ Si riconosce, Maggiore Oswald Von Brandt? ‒ chiese l’altro. ‒ Ma che significa? Chi siete? ‒ è da molto tempo che le stiamo dando la caccia ‒ disse quello calvo ‒ si ricorda di Treblinka? ‒ Treblinka? Ma chi diavolo siete voi? L’uomo calvo mise la mano dentro la giacca e la estrasse impugnando una piccola Beretta calibro 22 dotata di silenziatore. ‒ Mossad. ‒ rispose il calvo.
Derik faticò parecchio con la serratura della porta del cesso. Stava quasi facendosi prendere dal panico. ‒ Stavo per chiamarla, signor Hodges. ‒ disse sorridendo. Notò un capannello di persone accalcate vicino ai lavandini. ‒ Avete chiamato la polizia? ‒ gridò uno. Derik riuscì a farsi spazio tra la gente. Bernie Hodges giaceva supino con gli occhi sbarrati che fissavano il soffitto e un foro nella fronte. La voce gracchiante dello speaker annunciava le semifinali.
Edited by Ognibonus - 27/4/2016, 21:30
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